A differenza della Marmolada non c’erano telefonini puntati sul Pizzo Cengalo quando, cinque anni fa, la mattina del 23 agosto 2017, oltre tre milioni di metri cubi di roccia si staccarono dalla montagna riversando sul fondovalle di Bondo una marea di fango e detriti. Anche l’orario esatto in cui tutto prese avvio, le 9.30, fu ricavato indirettamente dalla scossa di magnitudo 3 registrata dal Servizio sismico svizzero del Politecnico di Zurigo.
Le impressionanti immagini della frana - Di Reto e Barbara Salis
RSI Info 23.08.2017, 17:05
Agli esperti occorsero mesi per ricostruire la concatenazione esatta degli eventi che innescò la tragedia in cui persero la vita otto escursionisti che si trovavano sul versante della montagna sopra la frazione di Bregaglia. Otto corpi, tra cittadini svizzeri, austriaci e tedeschi, che non vennero più ritrovati.
La massa di roccia - spiegò Jürg Schweizer, direttore dell’Istituto federale per lo studio della neve e delle valanghe di Davos - come un proiettile, polverizzò parte del ghiacciaio sotto i 3'369 metri del Cengalo (oggi quasi sparito, ndr) liberando l’acqua che poi s’ingrossò attraversando la Val Bondasca. Per il gruppo di esperti istituito dal Canton Grigioni si trattò di una concatenazione di processi che si verifica molto di rado a livello mondiale. Cinque anni dopo, e alla luce del cambiamento climatico, tale statistica tranquillizza meno.
Speciale Bondo
Informazione 22.08.2022, 21:05
Di quel tragico 23 agosto restano le immagini di Bondo raggiunta dalla massa di fango e detriti che la vasca di ritenzione non riuscì a trattenere. E poi le cifre: i 147 sfollati, costretti a lasciare le loro case in paese per diverse settimane. Il centinaio di edifici (compresi alpeggi e stalle) danneggiati, di cui un terzo in maniera irreparabile.
Il danno complessivo della frana quantificato in 41 milioni di franchi. E, non da ultimo, i parenti delle vittime che lo scorso anno sono riusciti ad ottenere dal Tribunale federale la riapertura dell’indagine penale sulle misure di sicurezza esistenti. Restano cicatrici e ferite, ma c’è anche la voglia di ripartire grazie a un progetto da 42 milioni per la ricostruzione del fondovalle devastato.
Cosa è cambiato
E oggi? Il Pizzo Cengalo resta un osservato speciale, ogni anno gli esperti sorvolano le cime e fotografano ogni possibile. "In base alle prime analisi e misurazioni che valutiamo assieme ai geologi possiamo dire che non c’è un pericolo acuto di frane. Il Cengalo è comunque sempre in movimento, piccoli scoscendimenti avvengono con regolarità.
Al momento non c’è però il pericolo di una grande caduta massi", afferma Martin Kaiser, dell'Ufficio cantonale dei pericoli naturali. La natura intanto ha rifatto suo il territorio sbarrato sul fondovalle. Crescono piccole piante e arbusti. Si sono formati grazie all'acqua habitat perfetti per alcuni animali.