L’inchiesta sulla morte degli otto escursionisti travolti nel 2017 da una frana in Val Bondasca è alle battute conclusive. La procura ha concluso nei primi giorni di aprile gli interrogatori delle cinque persone accusate di omicidio colposo: due alti funzionari cantonali dell’Ufficio foreste e pericoli naturali, un consulente esterno del cantone, un collaboratore e l’allora sindaca del Comune di Bregaglia Anna Giacometti.
Prima dell’estate la magistratura renderà note le proprie decisioni. Probabile il rinvio a giudizio di tutti o almeno una parte degli imputati. Secondo il perito giudiziario, il geologo romando Thierry Oppikofer, nei giorni e nelle settimane che hanno preceduto la tragedia si sarebbe potuta prevedere una imminente frana di vaste dimensioni e quindi si sarebbero dovuti sbarrare, almeno provvisoriamente, la valle e i sentieri che conducono alle capanne.
Ma la Val Bondasca rimase aperta e il 23 agosto di sette anni fa le otto persone di nazionalità svizzera, austriaca e tedesca vennero travolte da più di 3 milioni di metri cubi di roccia staccatisi dal Cengalo. Gli accusati, per i quali fa stato il principio della presunzione di innocenza, contestano le conclusioni del perito e si dicono non colpevoli.