Pressioni e ricatti elettorali in margine alla vicenda Cardiocentro. Li ha denunciati in Gran Consiglio l'ormai ex deputato liberale-radicale Giovanni Pagani, che ritiene di esserne stato vittima per non aver votato a favore della ricevibilità dell'iniziativa "dell'ospedale del cuore" quando questa era in mano alla commissione sanitaria. Pagani ha dichiarato di aver ricevuto un SMS da Edo Bobbià, coordinatore del gruppo "Grazie Cardiocentro" poche ore dopo il voto commissionale: quello sulla ricevibilità dell'iniziativa Cardiocentro, nel quale si chiede che l'ospedale del cuore non diventi parte dell'Ente Ospedaliero Cantonale.
Alle accuse risponde Bobbià, secondo il quale l'SMS al centro delle polemiche, invece, era la semplice risposta a una persona che non ha rispettato i patti.
Bobbià, ai microfoni della RSI conferma l'SMS che, lo ricordiamo, suona così: "Non ho capito il senso del tuo no. Purtroppo non ti sarà indolore a livello di consensi elettorali, specie nel Luganese, ma non solo. La settimana prossima lo comunicheremo ai nostri 2'400 sostenitori".
Bobbià, però, accusa Pagani di raccontare solo una parte della vicenda.
"Pagani si era raccomandato a me per l'elezione in Gran Consiglio e si era anche raccomandato per far parte delle persone che noi avremmo indicato come persone o parlamentari vicini alla causa del Cardiocentro - dice Bobbià alla RSI -. Quindi da una parte mi dice che è dei nostri e poi, dall'altra, in commissione mi vota contro o si astiene.... la reazione può essere giusta o sbagliata, ma ci deve essere".
La RSI avrebbe voluto sottoporre la versione di Bobbià a Pagani, ma la redazione, per ora, non è riuscita a raggiungerlo.
Precedentemente Pagani aveva denunciato un sistema - citiamo la sua lettera inviata ieri all'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio - dove prima vengono suggeriti "consigli", seguiti da delazione, per poi finire con ritorsioni.
RG 12.30 del 19.04.2019: la reazione di Pelin Kandemir Bordoli
RSI Info 19.04.2019, 14:23
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Sulla vicenda la RSI ha interpellato la presidente uscente del Gran Consiglio Ticinese, Pelin Kandemir Bordoli: "L'ex collega Pagani pone un quesito sulla necessità di rispettare il segreto commissionale, nel senso che le commissioni quando discutono, di una trattanda o di un tema, lo fanno a porte chiuse. Le decisioni, fintanto che non sono mature - quindi finché non vanno in Parlamento - devono essere discusse all'interno della commissione. C'è un segreto commissionale, così come previsto dalla legge sul Gran Consiglio, che lo stesso Parlamento ha voluto mantenere per permettere alle deputate e ai deputati di poter discutere e prendere serenamente le decisioni".
Cardiocentro, sms "minaccioso"
Il Quotidiano 19.04.2019, 21:00