La contaminazione da Chlorothalonil riscontrata nell'acqua del pozzo Gerbo a Genestrerio, un lieve superamento dei limiti di ordinanza che non minaccia la potabilità, è comunque "un campanello di allarme", per il direttore del laboratorio cantonale Marco Jermini. "Chi autorizza l'utilizzo in agricoltura di queste sostanze deve considerare che si degradano e possono essere persistenti", afferma. Altrimenti si arriverà, come nell'Italia settentrionale, a pompare acqua da grandi profondità, con costi più elevati.
"La sostanza è genotossica, c'è una residua possibilità che possa causare dei tumori, ma un'esposizione a queste concentrazioni per breve tempo non causa problemi per la salute", rassicura comunque Jermini, e "l'acqua si può continuare a bere senza problemi". "Abbiamo anche un paio di altri casi con tracce di questo prodotto ma al di sotto della soglia", spiega dal canto suo Gabriele Gianolli, direttore delle Aziende industriali di Mendrisio, che garantisce che la situazione verrà monitorata.
CSI 18.00 del 12.09.2019 Il servizio di Agata Galfetti
RSI Info 12.09.2019, 20:00
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La presenza di Chlorothalonil a Mendrisio è da ricondurre alla viticoltura e i viticoltori sono stati informati, rispondendo positivamente: "Il settore da tempo è sensibilizzato sui residui, sia sul vino che sul terreno, ma ha bisogno di questi trattamenti fitosanitari per difendere la vite dalla malattie, che in una zona molto umida come la nostra sono particolarmente virulente", spiega il direttore dell'interprofessione della vite e del vino Andrea Conconi.
Il prodotto incriminato è omologato dal 1977 e usato ormai "da pochissimi produttori. Dovremo informare chi ha ancora riserve di non utilizzarle". Alternative al Chlorothalonil, che probabilmente a fine ottobre verrà vietato in Svizzera, dunque ce ne sono.
Fungicidi nelle falde acquifere
Il Quotidiano 12.09.2019, 21:00