Sono tempi bui per l'economia ticinese, tenuta in scacco dall'emergenza coronavirus che pare ancora lontana dalla sua conclusione. Tra i settori che più hanno accusato il colpo del "lockdown" imposto dalle autorità vi è anche quello delle collaboratrici domestiche, come racconta Elena, addetta delle pulizie presso le case di vacanza destinate a rimanere vuote ancora a lungo: "Più di un mese fa i privati per i quali lavoravo hanno disdetto il contratto per paura di un contagio. Lo stipendio dunque manca da diverso tempo".
Una situazione che verosimilmente avrà strascichi significativi su più fronti anche a causa della mancanza di turisti nella regione. "Per il Ticino la stagione è ormai compromessa", spiega ancora Elena. "Qualsiasi lavoratore impegnato nella ristorazione, nelle pulizie da privati o in case di vacanza ha davanti a sé un futuro piuttosto nero".
Ad aggravare ulteriormente la condizione degli interessati è il fatto di non aver diritto ad alcun sussidio per via del loro statuto, come conferma il segretario regionale di UNIA Giangiorgio Gargantini: "Un privato purtroppo non è considerato come un'impresa che produce dei beni o offre dei servizi, e di conseguenza non può beneficiare dell'indennità per lavoro ridotto. Questo pur trovandosi a tutti gli effetti nei panni di un datore di lavoro".
La speranza è che dalla politica possa arrivare un aiuto concreto, come previsto per altri settori. "Il consiglio federale ha detto chiaramente che sarà trovata una soluzione per tutti, ma si ha come l'impressione che questa categoria sia stata dimenticata", dichiara Gargantini. "Si tratta prevalentemente di donne con responsabilità famigliari importanti: l'assenza di stipendio netto come quella che si prospetta può avere delle conseguenze anche molto gravi".