La Corte delle Assise Correzionali, presieduta dal giudice Mauro Ermani, ha condannato l’ex-viceprimario della Carità di Locarno comparso alla sbarra la settimana scorsa per avere fatturato come suoi, tra il 2011 e il 2013, 83 interventi chirurgici eseguiti in realtà da due capiclinica.
La sentenza, comunicata poco fa alle parti, ha confermato l’impianto accusatorio del sostituto procuratore generale Andrea Pagani. Il medico è dunque stato ritenuto colpevole dei reati di ripetuta falsità in documenti e di truffa (consumata e tentata), anche se non nella forma qualificata. Il 53enne – ha stabilito la Corte – non la commise infatti per mestiere.
Pagani aveva chiesto una pena pecuniaria sospesa di 300 aliquote giornaliere da 350 franchi l’una. Pena che è stata ridotta a 60 aliquote (sempre sospese).
Dal canto suo la difesa – che ha già annunciato di voler ricorrere in appello – aveva domandato l’applicazione dell’articolo 53 del codice penale, che prevede l’abbandono del procedimento e l’esenzione da pena. Questo in virtù del fatto che il medico non incassò nulla, fu mosso da un intento nobile (riparare un torto professionale subito dai due colleghi), risarcì immediatamente il danno, collaborò all’inchiesta e subì la “gogna mediatica”.
Francesco Lepori