Disavanzo a 47.4 milioni (dimezzato rispetto al preventivo e al consuntivo 2015), autofinanziamento a 142.5 milioni (85.5%), crescita delle spese di 16 milioni (+0.4%), entrate aumentate di 56.5 milioni (+1.6%) e debito pubblico di poco inferiore ai due miliardi. Con questi dati principali è stato presentato martedì il consuntivo ticinese in Gran Consiglio, definito dall’unico rapporto (relatrice Pelin Kandemir Bordoli) uscito dalla Commissione della gestione e delle finanze “agrodolce”.
Pur con un dibattito senza troppi intoppi e durato appena due ore, durante l’entrata in materia non sono mancati alcuni screzi, in particolare con le esternazioni di Matteo Pronzini (MPS-PC) che, denunciando la profonda crisi sociale che attraversa il paese, ha invitato l’Esecutivo a fare le valigie vista la distanza che separa sempre più la politica dalla popolazione e il trascinamento “del Cantone nel baratro”. Sempre da sinistra, per voce del capogruppo PS Ivo Durisch, sono poi emerse critiche alla politica di risanamento intrapresa dal Governo, in particolare sui tagli sociali e sui risparmi effettuati “sulle spalle dei più deboli”. Un quadro sociale che preoccupa anche i Verdi che, con Franco Denti, hanno messo l’accento sull’inutilità del risanamento finanziario senza un quadro sociale stabile.
Dall’altra parte dell’emiciclo invece le critiche si sono concentrate maggiormente sull’aumento delle spese: Fabio Bacchetta Cattori (PPD) ha invitato il Governo a voler considerare maggiormente i parametri del freno al disavanzo e il contenimento della spesa. Gabriele Pinoja (La Destra) ha parlato di un consuntivo politicamente inaccettabile, in virtù della mancanza di una vera revisione delle spese statali e della presenza del disavanzo, ma contabilmente ammissibile. Alex Farinelli (PLR) ha invece avuto un approccio più ottimista, sottolineando in particolare la buona collaborazione tra Parlamento e Governo e i risultati raggiunti, paventando però una rottura dell’equilibrio con l’avvicinarsi della campagna elettorale. Germano Mattei (Montagna Viva), annunciando la propria astensione, ha rilevato invece una costante mancanza di strategia politica per le regioni periferiche e di montagna. Infine la Lega, come annunciato e in segno di protesta per il ritiro della misura sul casellario giudiziale, non si è espressa.
Prima del dibattito libero ha preso poi la parola anche il direttore del DFE Christian Vitta che, pur non negando difficoltà e criticità, ha voluto mettere l’accento sul trend positivo dei conti ticinesi, che anche nel confronto intercantonale hanno risalito la china dal fondo della classifica al 18esimo posto. “Un lavoro che non si concluderà con il pareggio di bilancio, ma proseguirà anche con misure per riassorbire il capitale proprio negativo, perché solo uno Stato con finanze sane può rispondere ai bisogni dei cittadini” ha terminato sollecitato da più capigruppo sul tema.
I lavori si sono conclusi con il dibattito libero che ha affrontato e votato (sempre positivamente) solo il settore della Cancelleria, del Dipartimento Istituzioni, dove sono stati toccati i temi più “caldi” (polizia unica, riforma e costi giustizia, aumento effettivi), ma senza accenni al caso permessi e del Dipartimento sanità e socialità. Anche in quest’ultimo caso sono stati toccati gli argomenti più annosi, ma a sorpresa senza alcun rimando al delicato soggetto Argo 1. Si continua domani, mercoledì, con Educazione, cultura e sport, Territorio e Finanze ed economia.
dielle
CSI 18.00 del 20.6.2017 — Il servizio di Romina Lara e Amanda Pfaendler
RSI Info 20.06.2017, 20:39
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