Ticino e Grigioni

Contro siccità e alluvioni un potabilizzatore d’emergenza

Il Cantone si doterà di un impianto mobile in grado di “ultrafiltrare” 24 metri cubi di acqua all’ora: “Dimensionato per approvvigionare un villaggio”, spiega Mauro Veronesi

  • 13 settembre 2024, 05:52
  • 13 settembre 2024, 08:23
Un bisogno vitale.jpg

Un bisogno vitale

  • Keystone
Di: Stefano Pianca 

Il Canton Ticino si doterà di un impianto mobile in grado di rendere potabile l’acqua in caso di emergenza. “Qualcuno potrebbe pensare che questo acquisto sia legato ai recenti eventi in Vallemaggia. Ma l’idea è nata ben prima, da riflessioni legate alla siccità del 2022”, spiega Mauro Veronesi, capo dell’Ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigionamento idrico (UPAAI). Un’idea che è all’origine del bando con cui sul Foglio Ufficiale di giovedì l’UPAAI ha messo a concorso la fornitura di questo “potabilizzatore” amovibile che dovrà essere in grado di filtrare un minimo di 24 metri cubi/ora. Un’altra specifica del macchinario, del peso di circa 750 chili (quindi elitrasportabile), concerne l’ultrafiltrazione a 0,02 micron: ossia in grado di trattenere, nella misura del 99,9%, anche batteri dannosi, come gli E. coli e i virus.

Molteplici sono gli utilizzi a cui si presta l’apparecchio. Ad esempio, continua il capoufficio, “a potabilizzare l’acqua prelevata da fiumi o laghi per garantire l’approvvigionamento in caso di siccità, ma anche in caso di inquinamenti o incidenti”. La necessità di un tale dispositivo è nata all’interno di un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dell’UPAAI, ma anche della Sezione del militare e della protezione della popolazione, della Protezione civile e dell’Associazione Acquedotti Ticinesi. “Persone del settore, coinvolte in situazioni di emergenza, hanno ritenuto importante questo acquisto che naturalmente non cancella la necessità di un uso parsimonioso dell’acqua, limitando i consumi non essenziali, nelle situazioni di siccità”.

Ma l’urgenza di avere un impianto di potabilizzazione mobile si potrebbe presentare anche in caso di eventi estremi. “Quando c’è stata l’alluvione di fine giugno le sorgenti Soveneda del Piano di Peccia sono state toccate dalle frane. Si temeva di dover ricorrere a un potabilizzatore perché l’approvvigionamento da queste sorgenti era stato interrotto. In quel caso abbiamo avuto la fortuna che i nostri colleghi grigionesi, quando hanno saputo di questo evento, si sono offerti di prestarcene uno dei loro, con due persone per poterlo utilizzare. È stata un’offerta di cui non saremo mai sufficientemente grati. Alla fine non c’è stato bisogno perché le sorgenti sono state parzialmente ripristinate”.

Anche nel 2022, quando lo svuotamento del bacino della Verzasca ha provocato indirettamente l’intorbidimento dell’acqua estratta dai pozzi alle Brere di Tenero, sono stati usati degli impianti mobili, noleggiati da varie aziende in Svizzera, così da garantire la potabilità dell’acqua.

Lo standard dell’impianto messo a concorso prevede anche l’ultrafiltrazione, spiega Veronesi. “Non sono apparecchi così sofisticati come quelli per la captazione dell’acqua a lago, ma garantiscono comunque un ottimo livello e soddisfano i requisiti di legge. C’è anche la possibilità di clorare quest’acqua che prima di essere erogata in rete andrà analizzata almeno la prima volta e poi a scadenze regolari. La capacità è di 24 metri cubi all’ora, circa 5 litri al secondo. Un quantitativo sufficiente per approvvigionare un paese, mantenendo, come ricordato, un uso parsimonioso”.

Un jolly pensato quindi per un impiego di emergenza e non tanto per gli avvisi di non potabilità che talvolta le aziende comunali adottano dopo temporali particolarmente forti. “L’impiego di un apparecchio di questo tipo è quando si prospetta una lunga interruzione. Non per un momentaneo intorbidimento dell’acqua dopo le piogge”.

Tra i requisiti c’è anche la trasportabilità. “Potrà essere portato, con un elicottero, in zone di difficile accesso e poi fatto funzionare con un generatore. Una volta acquistato lo daremo in gestione alla Protezione civile che formerà i militi, con ricorrenti esercitazioni, per essere pronti in caso di impiego”, sottolinea il capoufficio..

“L’acqua del rubinetto? Nulla da invidiare alle minerali”

Gli “avvisi di non potabilità” che si sono succeduti negli ultimi mesi non devono trarre in inganno: la qualità dell’acqua del rubinetto in Ticino resta molto buona. “Quello della Vallemaggia è stato un evento estremo che ha messo fuori esercizio le captazioni. Però, secondo i dati delle analisi che facciamo regolarmente, quest’anno su 582 prelievi di campioni ufficiali solo 19 sono risultati non conformi. Pari al 3%, un dato in linea con gli scorsi anni”, sottolinea Nicola Forrer, direttore del Laboratorio cantonale. Non conformità, puntualizza, di tipo microbiologico, con la presenza di E. Coli dovuta alle infiltrazioni dopo piogge. “Superamenti lievi dei valori di legge”, precisa il direttore.

Le analisi del Laboratorio mirano in ogni caso ad intercettare problemi, non forzatamente legati al maltempo. “In ambito alimentare vige l’autocontrollo - ricorda Forrer - quindi in primis le aziende sono responsabili di erogare dell’acqua che sia potabile. Per questo svolgono i loro controlli e avvisano in caso di non potabilità. Noi, in più, controlliamo la loro attività con i nostri prelievi anche in base al rischio. Se c’è stato un evento di forti precipitazioni cerchiamo di focalizzare le nostre ricerche anche nelle zone più discoste”.

Questa estate ha prevalso il maltempo, ma nel recente passato abbiamo patito la siccità. Due fenomeni che sottopongono a stress anche la rete idrica. Una situazione nota alle aziende degli acquedotti che, spiega il direttore del Laboratorio cantonale, “da anni stanno lavorando per rendere più resilienti le proprie le proprie reti. Ad esempio, proteggendo in maniera più efficace le captazioni o puntando a nuove fonti come nel Mendrisiotto con la captazione a lago. Oppure vengono creati dei collegamenti tra vari comprensori, così che se un comprensorio ha un problema può approvvigionarsi dal vicino. Questa strategia cantonale ha aiutato a far fronte ai problemi in maniera abbastanza efficace”.

In conclusione l’acqua del rubinetto può essere tranquillamente bevuta. “In Ticino, come più in generale in Svizzera, abbiamo una qualità dell’acqua potabile ottima che non ha nulla da invidiare all’acqua in bottiglia. Dopodiché localmente ci possono essere delle problematiche, ma anche nel caso delle PFAS a Sant’Antonino, l’acqua è comunque risultata conforme ai parametri di legge”.                

02:39

Il risarcimento dopo l'inquinamento

Il Quotidiano 03.09.2024, 19:00

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare