Due dottorandi dell’Istituto di ricerca di biomedica, IRB affiliato all’Università della Svizzera italiana, hanno fatto un’importante scoperta scientifica analizzando 10 milioni di sequenze di coronavirus. Alcune porzioni dello spike del virus, ossia la molecola che è fondamentale per infettare le cellule umane, rimangono invariate. In gergo tecnico si chiamano punti freddi, coldspots. “La maggior parte del virus cambia rapidamente”, afferma Virginia Crivelli (33enne di Biasca), “ma abbiamo rilevato 15 regioni che non cambiano”. Sono stati analizzati campioni di persone convalescenti causa Covid-19 e in questi sono stati individuati proprio anticorpi specifici per i “punti freddi”. “Sono anticorpi molto rari”, spiega Filippo Bianchini (27enne di Como), “ma grazie a un nuovo metodo siamo riusciti a individuarli”.
Cosa fanno questi anticorpi
Questi anticorpi in pratica bloccano l’infezione di cellule esposte al virus, anche alle varianti più recenti e preoccupanti e proteggono contro la malattia in modelli preclinici. Ma non solo: "È probabile che in futuro emergeranno nuovi coronavirus capaci di infettare l'uomo", afferma Davide Robbiani, direttore dell'IRB e coordinatore dello studio, "i nostri risultati indicano che già oggi si potrebbero sviluppare contromisure ampiamente efficaci contro le minacce attuali e future dei coronavirus".
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Immunology, in tempi brevissimi rispetto al solito, visto l’importante scoperta. È stato realizzato in collaborazione con colleghi dell'Università di Stanford, dell'Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca, della Clinica Luganese Moncucco e con partner internazionali del progetto ATAC (Antibody Therapy Against Coronavirus), finanziato dall'UE.
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Telegiornale 25.01.2023, 13:30