L'aumento dei contagi da coronavirus tiene alta la guardia delle autorità che stanno valutando nuove restrizioni. Ma per interrompere la catena di trasmissione del virus “è fondamentale farsi testare, fin dal primo sintomo”, afferma ai nostri microfoni Claudio Camponovo, presidente del circolo medico di Lugano, specificando che quello che deve essere fatto è un test PCR. Niente test fai da te, quindi, con tosse, naso che cola e mal di gola bisogna prendere appuntamento per sottoporsi a un test diagnostico molecolare. Questo indipendentemente dal proprio stato vaccinale e anche nel fine settimana.
L’Hotline risponde anche via WhatsApp
Se farmacie o medici sono chiusi, si può contattare la hotline cantonale che risponde 7 giorni su 7 (0800 144 144 dalle 9.00 alle 17.00), ora anche via mail o WhatsApp (079 219 79 96 dalle 9.00 alle 19.00).“È un modo di comunicare molto dinamico, la risposta la si riceve praticamente subito”, spiega ai nostri microfoni Greta Giorgetti, collaboratrice della hotline. Da inizio dicembre i contatti via WhatsApp sono stati oltre mille, mentre le telefonate giornaliere sono dalle 350 alle 450, e non solo per prendere appuntamento per eseguire un test.
Nonostante la situazione pandemica, ai checkpoint arrivano persone anche dopo una settimana da quando si manifestano i primi sintomi. “Purtroppo vediamo comportamenti sbagliati: ci sono pazienti che si presentano dopo diversi giorni di sintomi o che hanno fatto il test fai da te e hanno continuato ad andare al lavoro e fare una vita normale, malgrado fossero sintomatici: questo non va bene”, sottolinea il dottor Camponovo.
Risultati, per ora solo ritardi lievi
Per ora il ritmo ai checkpoint è tranquillo, ma l’aumento dei contagi inizia a farsi notare. “Il ritardo nel comunicare i risultati per ora è lieve – aggiunge Camponovo -, per ora arrivano tutti ancora entro mezzanotte”. Fino all’arrivo dei risultati, chi si è fatto testare, deve considerarsi positivo e rimanere quindi a casa in isolamento.