A 8 anni e mezzo dai primi arresti, arriva a giudizio il caso di Adria Costruzioni, la società edile che fu al centro di un crac edilizio milionario poi sfociato nel fallimento, decretato nel 2015. A comparire davanti ai giudici togati e assessori giurati, sette imputati, fra cui l’ex direttore della banca WIR di Lugano e i due titolari dell’impresa. Per poter accogliere tutti - viste le numerose presenze in aula - il processo lunedì si sposterà in un luogo inconsueto, la sala del Consiglio comunale di Paradiso. Da oggi questa si trasformerà in un’aula penale ed accoglierà dunque la Corte delle Assise Criminali presieduta dal giudice Marco Villa.
Un processo affollato già solo per i sette imputati chiamati a rispondere, a vario titolo, di numerosi reati finanziari, uno dei più grandi degli ultimi decenni in Ticino. Dopo l’avvio delle indagini, la ditta fallì e 50 persone persero il lavoro. Un processo atteso, anche perché per due volte, negli anni, l’incarto era stato rispedito al Ministero pubblico, passando anche di mano fra i procuratori. A sostenere l’accusa sarà la procuratrice pubblica Chiara Borelli.
Prime scintille al maxiprocesso Adria Costruzioni
SEIDISERA 03.06.2024, 18:28
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Cronologia dei fatti
Il caso è partito con un blitz il 7 ottobre del 2015. Si sospetta che una parte dei crediti di costruzione destinati ai cantieri, concessi alla ditta dalla Banca WIR sia stata usata impropriamente, ad esempio per finanziare spese personali e lusso. In carcere erano finiti i titolari dell’Adria Adriano Cambria e il figlio Filippo, e l’ex direttore della filiale luganese della banca WIR, Yves Wellauer. Sono i tre principali imputati del processo assieme ad altre 4 persone.
L’inchiesta ha portato alla luce un buco di circa 25 milioni di franchi. Le accuse, per la precisione, vanno dalla truffa per mestiere e ripetuta amministrazione infedele aggravata, alla complicità in frode fiscale fino alla concorrenza sleale. La banca si è costituita accusatrice privata per il danno subito. Dal canto suo, l’ex direttore Wellauer ha sempre respinto ogni addebito, ricordando che i prestiti venivano accordati solo dopo aver ricevuto il via libera della sede centrale. Il processo è previsto sull’arco di ben tre settimane e vista la presenza degli assessori giurati, Borelli intende chiedere pene superiori ai 5 anni.
Il caso Adria in aula
Il Quotidiano 03.06.2024, 19:00