"Nel complesso credo che il disavanzo mensile per l’EOC si può aggirare tra i 30 e i 40 milioni al mese per marzo e aprile, con un fatturato mensile che prima viaggiava sui 60 milioni al mese". Sono queste le cifre shock dell'impatto che ha avuto il coronavirus sull'Ente ospedaliero cantonale ticinese. Le ha rese note lunedì, ai microfoni di Modem, su Rete Uno RSI, Giorgio Pellanda, direttore dell'EOC e membro anche del comitato di H plus, l'associazione mantello degli ospedali e delle cliniche svizzere.
“I costi sono aumentati perché abbiamo preso in carico i pazienti covid e lo abbiamo fatto letteralmente smontando e rimontando pezzi di ospedale altrove - ha spiegato Pellanda -. Penso soprattutto alla scelta di puntare sull'ospedale di Locarno come centro di riferimento e al fatto di aver preso pezzi dagli ospedali di Mendrisio, dall'ospedale Civico di Lugano, dall'ospedale San Giovanni... smontando e rimontando soprattutto pezzi dei reparti di medicina intensiva e dei reparti specialistici che bisognava concentrare in un solo posto, proprio per ricercare le cure migliori e soprattutto un’efficienza, una qualità delle prestazioni".
"Abbiamo avuto costi straordinari anche per tutta la logistica (costi che sono stati anche sostenuti dall'esercito, dalla protezione civile, che ci hanno dato veramente un grande aiuto) - sottolinea Pellanda. Si è trattato di acquistare attrezzature: penso ai ventilatori polmonari meccanici, al materiale consumabile e poi si è trattato di trasferire le risorse umane (soprattutto gli specialisti) e di dotarle dei dispositivi di protezione (come le mascherine, che non si trovavano da nessuna parte). Abbiamo avuto anche turni passati dalle 8 alle 12-13 ore al giorno. Tutto questo è ancora in fase di valutazione per stabilire quanto effettivamente sia il costo supplementare sostenuto per queste misure, di questi preparativi".
"Per quanto riguarda i mancati introiti, proprio all'inizio di questa pandemia abbiamo fatto il possibile per annullare tutti quegli interventi non urgenti, procrastinabili, che rientravano sotto il divieto imposto dall'ordinanza federale. In pratica abbiamo avuto, all'ospedale di Locarno, una grandissima attività, molto intensa, ma dall'altra parte abbiamo avuto ospedali praticamente “disoccupati” o solo “parzialmente occupati” nel curare i pazienti non affetti da covid che hanno avuto la sfortuna di ammalarsi in questo periodo”, ha spiegato Pellanda.
“Probabilmente al momento è prematuro, ma se proviamo a presentare cifre di grande massima sul crollo dei ricavi, possiamo dire che l'attività ambulatoriale è praticamente stata dismessa (per l’EOC questa rappresenta circa un terzo dei propri ricavi) mentre sull'attività stazionaria posso immaginare che ci siano ospedali come Mendrisio che hanno perso il 60/70% delle proprie attività. A Lugano va un po' meglio, perché abbiamo le attività multidisciplinari complesse".
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Mancati introiti per gli ospedali
Il Quotidiano 27.04.2020, 21:00