È di 93 pagine la sentenza con cui la Corte dei reclami penali (CRP) ha disposto che venga rifatta l'inchiesta concernente la demolizione dell'ex macello di Lugano. Respinto al mittente è così il decreto di abbandono firmato un anno e mezzo fa dal procuratore generale Andrea Pagani.
Si rendono quindi necessarie ulteriori indagini su quanto avvenuto nella notte fra il 29 e il 30 maggio del 2021. La decisione della CRP, commenta intanto Costantino Castelli, "ha confermato quelle che erano le nostre tesi: ovvero di un'inchiesta incompleta e contraddittoria, e che quindi va sostanzialmente rifatta o quantomeno completata". L'avvocato dell'associazione "Addio Lugano bella", che ha promosso il ricorso e rappresenta gli autogestiti, sottolinea quindi che "evidentemente la corte non ha seguito la tesi di un'apparente errore di comunicazione della polizia, che ha portato per sbaglio" alla demolizione dell'edificio.
RG 12.30 del 29.06.23 - Il servizio di Marcello Ierace
RSI Info 29.06.2023, 13:00
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Delusione è di converso espressa da Michele Foletti: "La cosa che mi lascia un po' esterrefatto è che, dopo un anno e mezzo, si torni alla casella di partenza", dichiara il sindaco di Lugano, manifestando ora preoccupazione per i tempi. "Abbiamo ancora le macerie sotto sequestro, una variante di piano regolatore approvata (...), abbiamo un credito votato al Consiglio comunale", per la sistemazione dell'area interessata "e non possiamo fare nulla".
Inoltre, secondo nostre fonti, la CRP avrebbe chiesto al procuratore generale di indagare anche sul periodo precedente l'abbattimento: nello specifico, quando già in marzo la polizia e il precedente Municipio avevano discusso la possibilità di uno sgombero. Non si può così escludere, a questo punto, che si debba sentire anche l'ex municipale e capo del dicastero sicurezza Michele Bertini.