Ticino e Grigioni

"Famiglie ucraine, mandate i figli a scuola"

È l'appello lanciato giovedì dalle autorità cantonali. Bertoli: "Se un giovane non inizia l'anno scolastico, accumula dei ritardi che possono diventare un problema"

  • 4 agosto 2022, 19:27
  • 20 novembre, 15:21
00:39

NOT 17.00 del 04.08.22 Bertoli: "Non andrebbero accumulati ritardi"

RSI Info 04.08.2022, 21:26

  • Tipress
Di: SEIDISERA-Calcagno/Pa.St. 

"Annunciate al più presto i giovani di età compresa tra i quattro e i diciotto anni con permesso S che non sono ancora iscritti a un istituto scolastico". È l'appello rivolto alle famiglie di profughi ucraini lanciato giovedì dal Governo ticinese in vista del nuovo anno scolastico, che inizierà il prossimo 29 agosto.

Attualmente è impossibile dire quanti giovani ucraini rischiano di non andare a scuola alla fine di agosto. Gli ultimi dati a disposizione sono di giugno: al termine dell'anno scolastico 2021/22 si stimava che 600 erano già inseriti nei vari ordini scolastici e che 200 mancassero invece all'appello. Un numero, questo, che oggi potrebbe essere più grande.

Il DECS sta contattando le famiglie

Le autorità cantonali si sono pertanto già attivate per contattare le famiglie arrivate dall'Ucraina e sensibilizzarle sull'importanza di scolarizzare i figli. "In generale le reazioni sono positive - afferma ai microfoni della RSI il consigliere di Stato Manuele Bertoli, direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS) - ci sono però anche degli indirizzi che non risultano essere corretti, quindi bisogna effettuare delle nuove ricerche. Poi c'è tutta una parte relativa alla Scuola dell'infanzia ed elementare che compete invece le autorità comunali, di cui i dati non sono ancora completi".

A preoccupare di più il DECS sono quelle famiglie che per diverse ragioni scelgono di non mandare i figli a scuola in Ticino, magari perché sperano di rientrare presto in Ucraina o perché preferiscono la scuola a distanza. "Se la permanenza di queste famiglie sul nostro territorio si prolunga nel tempo - e purtroppo le avvisaglie vanno un po' in questa direzione - è chiaro che non andare a scuola per due o tre mesi dopo la fuga dall'Ucraina è una cosa, mentre è un'altra cosa non cominciare un anno scolastico". In quest'ultimo caso, per un giovane si tratta di "accumulare ritardi con una permanenza più duratura sul territorio diventano un problema per loro e anche per la società che li ospita".

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