La prima Festa federale della musica popolare mai tenuta a sud delle Alpi - e la 14esima in tutto per questo appuntamento a scadenza quadriennale - si è chiusa domenica a Bellinzona dopo quattro giorni all’insegna delle sette note, che hanno visto giungere in Ticino oltre 80’000 persone. La città si è tinta di giallo, il colore della manifestazione, e su tredici palchi si sono esibiti 2’000 musicisti e 250 gruppi, per un totale di più di 400 concerti gratuiti. L’avvio è stato segnato dalla pioggia, ma il weekend ha beneficiato del bel tempo. Al corteo del giorno conclusivo, in Viale Stazione c’era anche il consigliere federale Ignazio Cassis.
La festa è riuscita molto bene
Andrea Bersani, Presidente del comitato organizzatore

Duemila musicisti si sono esibiti
Si è trattato quindi di un successo, a detta pure del presidente dell’Associazione Svizzera della Musica Popolare Ralph Janser, che ha ringraziato pure i numerosissimi volontari. Anche dal profilo economico è andata bene: le ricadute sono stimate fra i 12 e i 14 milioni di franchi, spesi in parte nel resto del Ticino, che nel complesso ha potuto contare circa 60’000 pernottamenti, stando al direttore dell’Organizzazione turistica regionale Bellinzonese e Alto Ticino Juri Clericetti.
La Città ha mostrato il suo lato migliore permettendo a questa manifestazione di entrare nella storia di Bellinzona e della regione
Mario Branda, Sindaco di Bellinzona

L'esibizione di un gruppo di Jona
Nell’evento di respiro nazionale è stata inglobata anche la festa delle vendemmia “PerBacco!”, che sabato ha fatto la gioia di centinaia di appassionati che hanno potuto degustare decine di differenti etichette vitivinicole.
SEIDISERA 24.09.2023 L’intervista di John Robbiani a Federico Romagnoli
RSI Info 24.09.2023, 18:57
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Dalla musica popolare al country
Forse non tutti sanno che negli Stati Uniti queste sonorità - che sono state portate dai migranti elvetici, austriaci e tedeschi - hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo della musica country. I suoni partiti dalle Alpi, anche lo jodel, fanno dunque parte anche del DNA musicale degli Stati Uniti. Lo spiega l’esperto Federico Romagnoli, autore di “Cento anni di musica country”.