Ticino e Grigioni

Firme farlocche, i limiti del sistema di verifica

Quali strumenti hanno le autorità comunali per scoprire eventuali falsificazioni nei formulari con le raccolte di sottoscrizioni per iniziative e referendum

  • 4 settembre, 21:02

Il rischio delle firme contraffatte

Il Quotidiano 04.09.2024, 19:00

  • Keystone (archivio)
Di: QUOT/RSI Info

Dopo più di 130 anni di democrazia diretta, tanto amata dagli svizzeri e lodata all’estero, qual è il suo stato di salute? Perché un conto sono gli acciacchi della vecchiaia, un altro le ombre, trasversalmente ritenute inquietanti, che stanno emergendo a livello federale. “Un sistema che è nato quando ci si recava ancora ai seggi a votare il venerdì, il sabato e la domenica”, ricorda Matteo Caratti, responsabile del servizio Movimento della popolazione di Bellinzona. “Con l’introduzione del voto per corrispondenza è venuta meno l’affluenza al seggio. Quindi si è dovuto far ricorso anche a società esterne che si sono organizzate nel modo che conosciamo”.

Il sospetto, come noto, è che alcune di queste società abbiano falsificato delle firme. E nonostante il Ticino sembri escluso dall’inchiesta, anche a sud delle Alpi ci si interroga sui limiti del sistema, a partire da quelli delle cancellerie tenute a verificare i formulari. “È pacifico che il controllo è abbastanza limitato - dice Christian Barelli, segretario comunale di Massagno e membro dell’Unione segretari comunali. “Di regola - spiega - è affidato agli uffici del controllo abitanti, che grazie a un supporto informatico ci permettono per lo meno di non conteggiare doppie firme, firme di persone che non sono domiciliate nel comune oppure che non hanno diritto di voto nel comune”.

Le verifiche, spiega dal canto suo Caratti, sono che la persona firmataria “sia maggiorenne, non sia straniera e sia al beneficio del diritto di voto. Che ci sia il nome, il cognome, la data di nascita completa e corretta e che ci sia la firma”. Il problema è che se tutti i dati figurassero correttamente, ma inseriti in malafede, in quel caso, “non abbiamo la possibilità di accorgerci. Dopodiché è vero che tutti questi dati finiscono nelle cancellerie del Cantone o della Confederazione. Probabilmente questo è un momento privilegiato per avere una visione di cosa è successo nella raccolta firme di un’iniziativa o un referendum. E se ci sono delle situazioni irregolari. Però è vero che se la situazione è regolare, nessuno si accorge, perché noi mettiamo il visto”, osserva Caratti.

Nel mirino dell’opinione pubblica è finito anche il sistema della raccolta di firme a pagamento, affidato appunto a delle società private. Il Movimento per il socialismo si sta battendo, con un’iniziativa parlamentare, contro questa modalità, già utilizzata anche in Ticino sia dalla sinistra sia dalla destra. “A titolo personale ritengo che la raccolta sistematica non sia il problema maggiore - afferma Barelli -. Intravvedo delle possibili soluzioni allungando i termini e i tempi di raccolta delle firme”.

La speranza è che la bufera in corso a livello federale produca qualche correttivo per ridurre i rischi di frode.

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