La frana della Val Bavona è la pagina più tragica - per numero di vittime - del maltempo che ha colpito la Vallemaggia. La presenza di quell’enorme sasso sul fondovalle è lì a ricordarla. Sopra Fontana le pareti della montagna sono come lavate da un’ondata, forse per una cinquantina di metri di altezza non c’è più vegetazione. La RSI ha sorvolato la zona in elicottero. Ma cosa successe quella notte? “Alcuni testimoni, sopravvissuti quella notte, dicono che è durata molto poco. È arrivato di colpo come il Vajont”, racconta Fiorenzo Dadò, che queste montagne le conosce sin da piccolo.
L'enorme masso sul fondovalle
Sulla sponda destra della valle, più in alto verso l’Alpe di Larechia, circa 6 mesi una frana si era già mangiata un bosco di larici. Un testimone ci ha raccontato di averla vista e segnalata: “Durante un volo di ricerca capre ho visto che era franato un pezzo del monto e ho avvisato gli uffici competenti. Da allora non ho sentito più niente”.
La parete senza vegetazione per decine di metri
“Evidentemente ha trascinato a valle detriti e molte piante di 20-30 metri, deve essersi formata probabilmente una serra, perché nella valle, in un punto molto stretto di una ventina di metri, si vede molto bene che da lì in giù l’ondata sale sempre di più sulle sponde laterali”, dice Dadò che negli scorsi giorni è risalito a piedi. In cima alla bocchetta, invece, la RSI ha constatato che ci sono meno segni visibili di quanto è capitato e scorre poca acqua. “Il riale di Fontana”, spiega ancora Dadò, “ogni volta che pioveva un po’ nei mesi scorsi diventava abbastanza scuro. Gli altri si gonfiavano ma l’acqua restava limpida”.
La frana di Larechia
La geologa cantonale Lorenza Re, che questa zona la sta studiando anche dal profilo storico, ricorda che la Val Bavona ha “una forza, un’energia gravitativa impressionante che si vede anche dai macigni enormi che ci sono, espressioni di processi naturali, come valanghe e alluvioni”. “Abbiamo visto da una bellissima foto del 1931”, continua, “che all’apice del conoide, appena prima che la valle si apra, c’erano massi ciclopici. Stiamo cercando di capire se uno di questi massi, in particolare quello superiore, grande come un palazzo, è quello che poi si è fermato quasi nel fiume”.
L'immagine del 1931
Siamo a valle della frana dell’alpe di Larechia, che, afferma, era stata subito inventariata una volta segnalata. “All’epoca il crollo di roccia non aveva raggiunto l’alveo”. Secondo l’esperta, alla frana del 30 giugno potrebbero aver dato il loro contributo tutte le sponde della valle, diversi impluvi (i punti verso i quali convogliano le acque meteoriche), che “hanno contribuito a portare materiale”. E indica in particolare uno smottamento “in alto al bacino imbrifero”. Anche un esperto svizzero-tedesco di colate detritiche parteciperà alla ricostruzione dell’evento.
La frana della Val Bavona sarà studiata a fondo
Il Quotidiano 12.07.2024, 19:00