“È in atto una vera e propria discriminazione salariale nei confronti dei frontalieri e ciò è illegale”. A denunciarlo, con forza, è Osvaldo Caro, della CISL di Varese, secondo il quale la decisione di diverse aziende attive in Ticino di tagliare gli stipendi in maniera differenziata, a seconda del domicilio dei lavoratori, va contro gli accordi stipulati tra Italia e Svizzera, in materia di libera circolazione delle persone.
“Stiamo seguendo attentamente il tutto e qualora la situazione non dovesse mutare passeremo dalle parole ai fatti, denunciando quanto sta avvenendo...; fino alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo”, dichiara il sindacalista italiano. Nelle ultime settimane sono diverse le ditte attive nel cantone che hanno annunciato misure di risparmio simili, per far fronte soprattutto ai maggiori oneri causati dal franco forte.
Rolando Lepori, segretario regionale di Unia
"Una ventina di aziende in difficoltà"
La situazione di irregolarità denunciata in Italia è stata rilevata anche dal sindacato Unia che, attraverso Rolando Lepori, ricorda: “Qualora qualcuno dovesse denunciare quanto sta avvenendo, avrebbe buone possibilità di vedersi riconoscere la ragione...; in Svizzera c'è già stato un caso simile che, di fatto, fa giurisprudenza". Stando al sindacalista ticinese sono una ventina le società che fino ad oggi hanno adottato, o reso noto la volontà di adottare, tagli salariali differenti tra frontalieri e residenti.
Stefano Modenini, direttore AITI
"Taglio differenziato dei salari possibile"
Di tutt'altro avviso è Stefano Modenini, direttore dell'Associazione industrie ticinesi (AITI), secondo il quale in caso estremo le aziende possono ricorrere al taglio dei salari, anche in modo differenziato tra residenti e lavoratori d'oltre confine. "Fino ad ora non esiste una giurisprudenza solida in materia", sostiene Modenini che sottolinea: "L'importante è che non venga toccato il potere d'acquisto".
"Fino a 500 impieghi ancora a rischio"
La decisione della BNS di abbandonare il cambio fisso con l'euro ha avuto un impatto notevole sulla forza del franco, ciò che ha creato problemi soprattutto alle aziende terziste e rivolte all'esportazione, ricorda ancora il direttore dell'AITI che ribadisce: "Nelle ultime settimane la moneta svizzera si è leggermente deprezzata, dando un po' di respiro a diverse aziende ma, potenzialmente, a sud delle Alpi sono ancora a rischio fino a 500 posti di lavoro".
Stefano Modenini: "Ancora 500 impieghi a rischio"
RSI Info 13.03.2015, 11:11
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Lino Bini
Il lavoratore dipendente cittadino di una parte contraente non può ricevere sul territorio dell'altra parte contraente, a motivo della propria cittadinanza, un trattamento diverso da quello riservato ai lavoratori dipendenti nazionali per quanto riguarda le condizioni di impiego e di lavoro, in particolare in materia di retribuzione, licenziamento, reintegrazione professionale o ricollocamento se disoccupato.
Accordo sulla libera circolazione delle persone
La sentenza del Tribunale cantonale di Basilea Campagna
Centinaia d'impieghi a rischio
Il fronte dei frontalieri