Allo spuntar dell'alba alla dogana di Chiasso-Strada c'erano già alcuni ticinesi che si stavano recando in Italia. La maggioranza di chi ha subito approfittato della riapertura delle frontiere decisa da Roma, lo ha fatto, come constatato dalla RSI presente sul posto, per ricongiungersi alle proprie famiglie, dopo quasi tre mesi senza contatti fisici. Due ragazzi che aspettavano da mesi di poter rivedere i propri cari hanno attraversato il confine a piedi. Subito dopo in auto è transitato un'auto guidata da un marito che accompagnava la moglie dalla mamma anziana. Sulla A2 in Ticino si sono viste dirigersi verso sud anche diverse macchine con targhe dei cantoni svizzerotedeschi cariche di valigie. A bordo c'erano persone dirette ai propri paesi d'origine e qualcuna che ha subito approfittato della riapertura delle frontiere per andare in vacanza.
"Un caffè lo rischiamo, una cena non ancora", è la testimonianza rilasciata da una coppia di anziani residenti a Chiasso.
Da oggi, 3 giugno, per gli svizzeri è di nuovo possibile muoversi liberamente in tutta Italia, a condizione che il viaggio non sia solo per fare acquisti. In uscita non si sono registrati blocchi alla circolazione, non per il numero di veicoli in transito, ma per l'assenza di controlli da parte della polizia di frontiera. I controlli in entrata da parte delle autorità elvetiche invece continuano con conseguenti rallentamenti.
Lunghe colonne a Lavena Ponte Tresa per i controlli sistematici dei veicoli in entrata in Svizzera
Il Consiglio federale ha invitato alla prudenza e a limitare gli spostamenti. "I viaggi verso l’Italia restano sconsigliati, ma non proibiti", ha sottolineato martedì Norman Gobbi, presidente del Consiglio di Stato ticinese.
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