“Andando ogni anno nei medesimi posti, facendo sempre lo stesso percorso, all’inizio non ci si accorge dei cambiamenti, poi pian piano si inizia a notare che la neve dell’anno precedente non c’è più. E poi devi calcare sempre più roccia per arrivare al bordo del ghiacciaio. Pezzo per pezzo, senza quasi accorgerci, siamo arrivati a riduzioni anche di un chilometro in soli 33 anni. La diminuzione degli ultimi anni è davvero impressionante”.
Gabriele Corti ha vissuto per oltre 30 anni in vetta, dove ha misurato i ghiacciai di tutto il Ticino. Lavorava per la sezione forestale del canton Ticino. Ora è in pensione, ma a modo suo prosegue il suo lavoro in quota e da pochi mesi ha creato una pagina Instagram "ghiacciaidelticino" dove pubblica tutti gli scatti che mostrano il prima e il dopo. L’ultimo post mostra ad esempio il ghiacciaio della Val Torta – laterale della Val Bedretto - che ha visto morire nel 2012. In quell'occasione se ne è parlato poco, non c'è stato nessun funerale come quello di domenica in Islanda per l'Okjökull.
Scatti dal passato, fondamentali per il presente... ma ancor di più per il futuro. “Magari con queste foto qualcuno cambia anche idea sul rapporto che ha nei confronti del cambiamento climatico. Guardarle è uno dei pochi termometri facilmente accessibili a tutti per toccare con mano il riscaldamento climatico”.
E se oggi in Ticino rimangono sette ghiacciai ancora misurati (il Basodino e quello di Bresciana sono i principali), Corti avverte: dal 1981 tutti stanno diminuendo di volume e lunghezza: “Un ghiacciaio per vivere deve essere alimentato dalla neve che cade, quando questa alimentazione finisce il ghiacciaio piano piano si spegne, perché si scioglie d’estate e non c’è più accumulo d’inverno. In Ticino sono tutti in questa situazione, con un’alimentazione inferiore allo scioglimento”.
Per gli esperti rimangono dunque pochi decenni di vita per queste masse di ghiaccio. Non senza ripercussioni sulle risorse idriche e sulla vita dell'uomo in generale.