Contro i tre poliziotti finiti sotto inchiesta per il cosiddetto “caso Gobbi” si ipotizzano i reati di favoreggiamento e di abuso di autorità. I due già sentiti in procura respingono però ogni addebito: l’incidente stradale che il 14 novembre coinvolse il direttore del Dipartimento istituzioni – sostengono – venne gestito nel pieno rispetto delle regole.
E gli accertamenti compiuti finora lo confermerebbero. In primis riguardo alla questione (fondamentale) del tempo trascorso tra i due esami dell’alcol a cui fu sottoposto il Consigliere di Stato: il test precursore, che rilevava un tasso leggermente superiore al consentito; e il test probatorio, che dava invece un valore nella norma.
Tra l’uno e l’altro passarono due ore (limite oltre il quale occorre effettuare il prelievo di sangue). Per essere precisi, due ore e una manciata di minuti. Ma quel lieve ritardo non farebbe stato, perché spiegabile – si è appreso sempre giovedì – con ragioni tecniche legate all’orologio dell’apparecchio.
Due ore. Troppo comunque? No, se si considera il tempo necessario ad attivare l’intera procedura. Al momento, insomma, non sarebbero emersi favoritismi di sorta. Altre verifiche sono in corso. A cominciare dall’analisi dei tabulati telefonici.
RG 12.30 del 18.04.2024: Il servizio di Francesco Lepori sul caso Gobbi
RSI Info 18.04.2024, 12:32
Contenuto audio
Gran Consiglio e il caso Gobbi
Il Quotidiano 15.04.2024, 19:00