Restano (per ora) senza risposta i tre atti parlamentari che chiedono chiarezza sul cosiddetto caso Gobbi, cioè l’incidente stradale che fra il 13 e il 14 novembre scorsi ha coinvolto il consigliere di Stato a capo delle Istituzioni e su cui due settimane fa il Ministero pubblico ha aperto un procedimento penale. Nell’ambito della sessione del Parlamento cantonale, oggi (lunedì) il Governo ha infatti ribadito che non sarà fornita alcuna risposta perché - come era già stato reso noto - c’è un’inchiesta in corso.
“L’inchiesta in corso - ha ricordato il presidente del Consiglio di Stato, Raffaele De Rosa - costituisce un impedimento a rispondere alle domande. Si tratta di attendere l’esito del procedimento penale, in modo da evitare di “interferire con l’attività di inchiesta condotta dal Ministero pubblico, raccogliendo in questa fase, parallelamente alla Magistratura, le informazioni utili a rispondere alle domande poste”.
La prima interpellanza - che di fatto ha reso pubblica la vicenda - è del presidente del Centro Fiorenzo Dadò, il quale si chiedeva se ci fosse stato un abuso di potere. Le altre due sono firmate dai due deputati del Movimento per il socialismo. Con l’apertura formale di un’indagine, a fine marzo, il Consiglio di Stato aveva detto che avrebbe rinviato le risposte a inchiesta terminata. È stato però richiamato all’ordine dall’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio: il Governo non ha la facoltà di sospendere degli atti parlamentari - ha precisato una decina di giorni fa - e quindi deve rispondere in aula.
Fiorenzo Dadò dal pulpito oggi ha ribadito che questi atti parlamentari non sono un atto d’accusa verso qualcuno, ma la popolazione necessita di sapere come sono andate le cose. E - ha aggiunto - non va bene che finora non siano giunti chiarimenti, ma altro: “Comunicati e dichiarazioni goliardiche e dal sapore intimidatorio indirizzate ai media, ai politici e a chi, per paura è costretto a esigere l’anonimato, non deve trovare dimora in questo Paese fintanto che sarà retto dal diritto. Pertanto lo faccio anche a nome di chi in quest’aula non può parlare: questo atteggiamento viene rigettato ai mittenti”.
Gran Consiglio e il caso Gobbi
Il Quotidiano 15.04.2024, 19:00