Il Gruppo Lupo Svizzera (GWS) va all’attacco degli allevatori ticinesi. Il tema, neanche a dirlo, è quello delle predazioni del lupo fortemente aumentate quest’anno a sud delle Alpi.
Secondo la valutazione fatta dal GWS nel 2022 "il 98% di tutte le uccisioni in Ticino è avvenuto in situazioni completamente prive di protezione. Nemmeno dieci uccisioni, ovvero appena il 2%, si sono verificate in branchi protetti, dove i lupi potevano superare le misure" scrive il Gruppo in un comunicato.
Un breve confronto con i dati cantonali, disponibili e di libero accesso, mostra in effetti che tra tutte le rilevazioni fatte soltanto in quattro casi di ritrovamenti è indicata la dicitura "animali protetti adeguatamente".
L’indicazione "completamente prive di protezione nel 98% dei casi" non è però corretta, in quanto gli attacchi rilevati per questa categoria (non protetti) è pure presente in soli quattro casi. La parte del leone la fanno invece i ritrovamenti con l’indicazione "non protetti adeguatamente", che presuppone comunque qualche forma di protezione.
Allo stesso modo non vengono citati gli altrettanti casi di ritrovamenti in greggi "non proteggibili" (indicazione che nel 2022 si ritrova 23 volte a fronte delle 27 con "non protetti adeguatamente"). Un problema noto in Ticino: uno studio di Agridea ha concluso che il 70% degli alpeggi non è adatto alla costruzione delle recinzioni.
Il Gruppo Lupo Svizzera punta poi il dito contro la mala gestione degli animali, rilevando che – sempre dai dati cantonali – emerga come spesso siano "state trovate solo le carcasse decomposte di molti degli animali indennizzati per gli attacchi dei lupi. Ciò significa che spesso non era più possibile prelevare campioni di DNA, rendendo difficile l'identificazione dell'autore del reato. Se si trovano carcasse decomposte ovunque, anche questa è una prova di una cattiva gestione delle mandrie, perché le depredazioni di lupo vengono scoperte rapidamente nelle mandrie ben gestite".
APTdaiGP: “Il concetto di ‘non proteggibilità’ resta sconosciuto al Gruppo lupo Svizzera”
Nel pomeriggio è poi arrivata stretto giro di posta la risposta dell’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori (APTdaiGP). Le precisazioni riguardano proprio le cifre riportate dal sito cantonale che, come già scritto sopra nel confronto effettuato dalla RSI, non corrispondono a quanto dichiarato dal Gruppo lupo Svizzera (“Il 98% delle predazioni è avvenuta in situazioni completamente prive di protezione”).
L’associazione scrive che “nel 34 % dei casi gli animali erano 'non adeguatamente protetti' (definizione UCP). Significa che gli allevatori avevano cercato di proteggere i propri animali ma che, nonostante ciò, il lupo era riuscito ugualmente a predare o a fare strage”.
C’è poi la questione degli alpeggi non proteggibili: secondo quanto riportato da APTdaiGP nel 40% dei casi la predazione è avvenuta in questi luoghi “e i capi predati in queste circostanze sono oltre 100 tra i quali vi sono anche giovani bovini e equini”.
Viene poi anche citato lo studio di Agridea di cui abbiamo già scritto sopra, che nel 2017 “aveva concluso che il 70% degli alpeggi ticinesi esaminati e caricati con ovini e caprini non sono proteggibili”. La quota di animali definiti “non protetti” secondo l’associazione, che pure si è basata sui dati pubblici, riguarda il 9% dei casi segnalati.
“È evidente che per il Gruppo Lupo Svizzera il concetto di 'non proteggibilità' rimane attivamente o passivamente sconosciuto” conclude la nota di APTdaiGP.
Abbattuto un lupo nei Grigioni
Telegiornale 10.11.2022, 13:30