La Legge federale che vieta i gruppi al Qaida e Stato islamico ha i giorni contati. Entrata in vigore nel gennaio del 2015, rinnovata nel 2018, verrà abrogata il 31 dicembre 2022. Cesserà dunque di esistere il testo che, tra le altre cose, ha portato di fronte alla Corte penale federale la 29enne chiamata a rispondere del duplice accoltellamento alla Manor di Lugano (vedi correlati).
Che impatto avrà la sua abolizione sulla legislazione elvetica in materia di terrorismo e di contrasto al fondamentalismo religioso? Significa che la Svizzera resterà "scoperta" su questo fronte?
"Il 1 luglio 2021 – ci spiega il Dipartimento federale di giustizia - è entrato in vigore l'articolo 74 rivisto della Legge federale sulle attività informative". E sulla base di questo articolo nelle scorse settimane la Confederazione ha emanato un decreto che mette al bando, per altri 5 anni, IS e al Qaida. Fino a ieri si potevano inoltrare eventuali osservazioni a quanto pubblicato sul Foglio federale e, come ci ha confermato il servizio delle attività informative della Confederazione (responsabile del dossier), nessuno ha presentato obiezioni particolari. Questa norma dunque entrerà presto in vigore, permettendo l’abrogazione della legge che vieta le due organizzazioni terroristiche.
Fabio Regazzi: "Estenderei il divieto anche ad Hezbollah e Fratellanza musulmana"
"Tutto sommato – sottolinea il consigliere nazionale del Centro Fabio Regazzi - e nonostante i limiti di questo dispositivo, il bilancio di questa legge può essere definito positivo. Sono state avviate indagini, poi sfociate in processi e condanne penali. Questo nonostante la sensazione è che nel nostro Paese non ci sia ancora piena consapevolezza del pericolo che l’IS rappresenta per la Svizzera".
Il deputato ticinese a Berna ha però un dubbio: "Il fatto che questa disposizione sia a tempo (che il divieto dei due gruppi terroristici debba venir rinnovato ogni 5 anni, ndr) è secondo me un errore. Non dovremmo solo non abbassare la guardia, ma addirittura estendere il campo di applicazioni anche ad altre organizzazioni: penso soprattutto ad Hezbollah e ai Fratelli musulmani".
La messa al bando di al Qaida e Stato islamico da parte elvetica è comunque legata a un’analoga sanzione decisa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. "Sottolineiamo – ci ha fatto sapere il Dipartimento federale di giustizia - che la legge si rivolge esplicitamente alle organizzazioni collegate, oltre a quelle di al Qaida e Stato islamico, e che non vi sono indicazioni di lacune" legislative. "Questo anche a causa della frequente responsabilità penale simultanea come organizzazione criminale o terroristica ai sensi del codice penale (art. 260ter)". Il "famoso" articolo 260ter, quello spesso utilizzato per combattere le mafie, è uno strumento giuridico utile dunque anche in quest’ambito.
L’esperto: "La Svizzera era il fanalino di coda"
Ma se parliamo di prevenzione del rischio, la Svizzera come è messa rispetto agli altri paesi europei? "Ha recuperato molto terreno", spiega l’esperto di terrorismo Lorenzo Vidino. "Basti pensare che 10 anni fa, quando iniziò la mobilitazione in tutta Europa a causa dello Stato islamico, la Svizzera era il fanalino di coda per quanto riguarda legislazione e strumenti a disposizione delle autorità". E come giudicare oggi i rischi legati al terrorismo? In Siria e in Iraq l’IS è stato notevolmente indebolito. Significa che anche i suoi seguaci in Europa sono meno portati a compiere attacchi in suo nome? "Sì – conferma il direttore del Programma sull'estremismo della George Washington University -. Questa è la dinamica. Si parla di alti e bassi. Eventi che avvengono fuori dallo scenario europeo portano a un accentuarsi della radicalizzazione in Europa. Ora invece lo Stato islamico, se non completamente sconfitto, è di certo alle corde rispetto a 10 anni fa e dunque la scena europea si trova in una fase di transizione, più debole e in cui non ha una direzione strategica chiara".
Africa subsahariana e jihadismo globale
Occorre però restare vigili. "Questi gruppi – sottolinea Lorenzo Vidino – hanno creato una geografia di altri gruppi in giro per il mondo. Una sorta di franchise. Soprattutto nell’Africa subsahariana, ormai diventata un po’ l’epicentro dello jihadismo globale. Senza dimenticare Afghanistan, Yemen e Filippine".