Lo stabile eVita di Giubiasco non sarà comprato dal cantone, ma l’operazione da 12,6 milioni di franchi non è politicamente archiviata, nonostante la rinuncia alla vendita da parte del gruppo immobiliare e il ritiro del messaggio da parte del Consiglio di Stato. La questione continua a far discutere, in particolare in seno alla commissione della gestione del Gran Consiglio che martedì è tornata a riunirsi dopo la pausa estiva durante la quale è caduta l’idea di insediare la città dei mestieri (un luogo per la consulenza nella ricerca di lavoro e nella formazione professionale) nel quartiere di Bellinzona.
Il caso, per più di un deputato, non è chiuso. Si vogliono esaminare le risposte date dal Governo alla quindicina di domande. In particolare, ha spiegato ai microfoni RSI il presidente della commissione Raffaele De Rosa, quelle riguardanti il rispetto della legge sulle commesse pubbliche.
CSI 18.00 del 28.08.18: il servizio di Sharon Bernardi
RSI Info 28.08.2018, 20:06
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La questione è lungi dall’essere stata chiarita, soprattutto per il gruppo popolare-democratico. “Se noi avalliamo un certo modo di procedere, dove ci sono deputati che vanno all’interno dell’amministrazione a fare i loro affari e tutte queste cose, e poi si possono eludere le leggi sulle commesse pubbliche in questo modo, allora possiamo anche chiudere baracca e burattini”, afferma ai microfoni RSI il presidente Fiorenzo Dadò. Sul fronte opposto i liberali-radicali. “E’ stata data conferma che lo Stato non ha speso un franco in questa operazione, che non c’è stato nessun impegno; l’offerta e il messaggio sono stati ritirati. Per noi ci sono state risposte a tutte le domande.”, sottolinea Alex Farinelli. Ma anche per la Lega il caso merita ulteriori discussioni, come conferma Daniele Caverzasio: “Il messaggio è stato ritirato ed è un elemento chiaro. Dopodiché abbiamo tutto il tempo di affrontare e approfondire cosa sia successo, per evitare che si ripeta un caso simile”.
Ora il Consiglio di Stato dovrà trovare un’ubicazione alternativa per la realizzazione della città dei mestieri. L’opzione B, si ipotizza, dovrebbe trovarsi in una zona di grande passaggio, ad esempio, nei pressi delle stazioni di Bellinzona o di Lugano. Ma alcuni deputati del Mendrisiotto vorrebbero però rilanciare attirando l'attenzione su quanto la regione è in grado di offrire.
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In attesa dell'evoluzione della questione, intanto, il Mendrisiotto, martedì, ha raccolto l’adesione della gestione al messaggio con la richiesta di credito di 8 milioni di franchi necessari per la prima parte del progetto riguardante la costruzione della scuola di moda a Chiasso.
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Tra gli altri temi dell’agenda politica (dai salari minimi al rimborso spese dei consiglieri di Stato che in gestione sono nelle mani di specifiche sottocommissioni) al momento quello più sentito appare essere il futuro delle Officine FFS. Una questione da tutti ritenuta strategica per l’intero Ticino che, in seno alla commissione che deve preavvisare il credito di 100 milioni quale contributo alle Ferrovie per favorire la costruzione del nuovo stabilimento, viene affrontata con il duplice obiettivo, spiegano il rappresentante del PLR e la socialista
Pelin Kandemir Bordoli, di riqualificare un comparto importante della città di Bellinzona e di mantenere in Ticino i posti di lavoro e rafforzare la politica industriale.