Quanto può costare un pacemaker? “Dipende dove si compra”, sembra essere la risposta. Questo almeno quello che risulta da un’inchiesta giornalistica pubblicata dal Tages Anzeiger: il quotidiano rivela infatti che lo stesso prodotto registra un’importante variazione di prezzo da cantone a cantone. A Soletta, ad esempio, può costare 2’200 franchi, mentre in Ticino può arrivare fino a 12’900.
Una differenza “esorbitante” per l’Ente ospedaliero cantonale ticinese (EOC), che chiede dunque l’intervento di Berna per tentare di arginare le differenze dei prezzi dei macchinari fra i diversi cantoni.
Ma come si può giustificare una divario così pronunciato? Nel caso specifico la differenza di prezzo si spiegherebbe con il numero di prodotti acquistati; solo uno in Ticino. Il problema sarebbe da ricondurre a una mancata economia di scala. Secondo Glauco Martinetti, direttore generale dell’EOC, per arginare il problema è necessario fissare un limite alla differenza tra costo di un prodotto e prezzo di vendita. “In casi come questo”, spiega Martinetti, “la libertà di mercato dev’essere limitata”. A rafforzare la tesi, l’intervento passato di Mister Prezzi, che l’anno scorso è riuscito a contenere i costi dei laboratori riducendoli del 10%.
Swiss Medtech, l’associazione mantello delle aziende produttrici di tecnologia medica, sminuisce tuttavia il ruolo delle aziende nel definire i prezzi. Stando all’associazione, i produttori non hanno la possibilità di stabilire a piacimento prezzi esorbitanti.
Contattato dalla RSI sull’argomento, Mister Prezzi ha tuttavia ridimensionato molto la possibilità di intervento sulla base della legge attuale. Per futuri ed efficaci cambiamenti, bisogna quindi appellarsi alla politica.
Le reazioni della politica
Il caso ha subito suscitato numerosi reazioni dal mondo politico, che si è sollevato quasi unanimemente contro l’opacità del sistema sanitario.
“È incomprensibile che nella stessa città un ospedale non sappia cosa paga un altro ospedale” ha dichiarato la vicepresidente della commissione sanitaria del Consiglio nazionale, Barbara Gysi. Una situazione che va risolta, insiste la deputata socialista, puntando sia sulla pubblicazione delle tariffe sia sulla centralizzazione degli acquisti.
Sulla trasparenza rincara la dose anche la verde Manuela Weichelt: “dev’esserci trasparenza per agevolare la concorrenza e per lottare contro la corruzione”.
Per il PLR una soluzione potrebbe celarsi nella mozione depositata da Andri Silberschmidt, che chiedeva la rimozione dell’obbligo di rimborso generalizzato da parte delle casse malati, indipendentemente dal prezzo degli apparecchi. L’attuazione del disegno spingerebbe gli ospedali (senza la copertura assicurativa) a ragionare meglio sugli acquisti, cercando prezzi migliori e spese in comune.
L’UDC, per bocca di Thomas De Curtain, se la prende invece con Consiglio federale, Cantoni e Ufficio federale della sanità pubblica per non essere riusciti a far trasparenza.