Il settore sanitario elvetico dipende dai lavoratori stranieri. La libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l'UE gioca quindi un ruolo centrale per garantire un buon funzionamento del sistema. Lo indica oggi la Segreteria di Stato dell'economia (SECO).
RG 07.00 del 26.10.2020 Il servizio di Alberto Andreani: appello urgente per la ricerca di personale
RSI Info 26.10.2020, 07:48
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La crisi del coronavirus ha mostrato la dipendenza e l'importanza della libera circolazione. Senza tale accordo, circa 34'000 frontalieri che lavorano nel sistema sanitario non avrebbero potuto entrare in Svizzera e garantire le cure mediche necessarie.
Complessivamente, nel 2020, il 22% dei circa 540'000 dipendenti del settore svizzero della sanità provenivano dall'UE e dall'AELS. Si tratta soprattutto di specialisti altamente qualificati.
Circa un terzo dei medici generalisti e dei medici specialisti e un quarto dei fisioterapisti, dei dentisti e dei farmacisti provenivano da questi Stati. I cittadini dell'UE e dell'AELS erano invece meno ben rappresentati presso gli infermieri e gli assistenti di farmacia e di odontoiatria.
RG 12.30 del 25.06.2021 La corrispondenza di Mattia Serena
RSI Info 25.06.2021, 14:37
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Gli effetti della pandemia sull'immigrazione
Con un'immigrazione netta di poco meno di 30'000 persone, solo in leggero calo, il 2020 sembra in linea con gli altri anni malgrado la pandemia, ma in realtà questa ha avuto degli effetti: il volume di lavoro per i cittadini dell'UE è sceso del 4,5%, un terzo in più che per i residenti, e gli stranieri sono stati maggiormente toccati dalla disoccupazione. Soprattutto chi viene dall'est e dal sud dell'Europa, e lavora spesso in settori che hanno fatto i conti con le chiusure, come la ristorazione, è stato particolarmente colpito: in questi ambiti gli ingressi sono diminuiti sensibilmente. Allo stesso tempo, però, complice l'insicurezza, ci sono state anche meno partenze dalla Svizzera.