C’era una volta il servizio pubblico, quando le aziende strategiche erano controllate direttamente dallo Stato. Poi arrivarono i manager, le esigenze di mercato e le liberalizzazioni. In Ticino, nel 2000, nacque l’Associazione per la difesa del servizio pubblico per tutelare Banca Stato e l’azienda elettrica ticinese, che il Governo voleva privatizzare.
Ora, il servizio pubblico deve far fronte a considerevoli tagli, come dimostrato dalle recenti chiusure di molti uffici postali. “Non è cambiato nulla”, dichiara ai microfoni della RSI Graziano Pestoni, presidente dell’Associazione. “La Posta continua a tagliare per scelte politiche chiare e non siamo riusciti a fermare quello che sta succedendo. In altri campi, però, abbiamo registrato anche dei grandi successi”.
Nei primi anni, l’Associazione si caratterizzava per la sua trasversalità, includendo esponenti di diverse aree politiche. Oggi, però, fatica a trovare nei partiti il sostegno di cui godeva in passato. “Noi non siamo cambiati, sono cambiati i partiti. Rimaniamo coerenti sulla difesa del servizio pubblico, che riteniamo insostituibile in un paese moderno che vuole occuparsi dei propri cittadini”, spiega Pestoni.
Da parte sua, Sergio Rossi, professore di economia all’Università di Friburgo, critica la denigrazione del servizio pubblico, spesso accusato di inefficienza rispetto al mercato, e sostiene che lo Stato è necessario e deve essere finanziato con politiche fiscali ragionevoli, per integrare le persone più fragili e marginalizzate, garantendo loro una vita dignitosa in Svizzera. “La ricchezza va distribuita nel mercato del lavoro e tramite imposizioni fiscali e sussidi”, ribadisce Rossi alle telecamere del Quotidiano.
Nell’immediato futuro, l’Associazione per la difesa del servizio pubblico sarà impegnata a contrastare l’iniziativa per la diminuzione dei dipendenti pubblici.