La stagione è partita decisamente bene per gli alberghi ticinesi. Malgrado le restrizioni, l'assenza di clientela estera e la meteo non eccellente di questi giorni, il boom di turisti c'è eccome.
"A fine novembre abbiamo ridotto le percentuali di impiego dei collaboratori per non licenziare nessuno - spiega Michele Santini, direttore di un albergo di Bellinzona con una quarantina di dipendenti che ha registrato in aprile oltre 3'000 pernottamenti - Adesso con la grande affluenza di clienti li abbiamo riassunti al precedente tasso d'impiego".
Sorridono anche gli albergatori del Locarnese, dove l'occupazione supera il 90%. Prevedono un'estate da record, ma non nascondono perplessità: "Il paradosso è che non riusciamo a trovare personale come ricezionisti o cuochi perché attualmente scarseggiano", ha spiegato Max Perucchi, presidente di Hotellerie Suisse Sopraceneri.
Le lingue nazionali tornano in auge
La forte presenza di clienti confederati, che han voglia di muoversi raggiungendo il più esotico Ticino, modifica i requisiti richiesti al personale: la padronanza delle lingue nazionali torna ad essere una necessità. "Abbiamo moltissimi turisti che parlano francese e tedesco - prosegue Perucchi - Ma, per esempio, la scuola di Bellinzona che ci fornisce molto personale è svolta solo in inglese e in italiano".
Manca il turismo del business
Nel Sottoceneri i pernottamenti sono ora vicini all'80%, ma se il turismo confederato è fatto da tanti giovani e tante famiglie, a Lugano manca la clientela d'affari, che ora non viaggia ma interagisce online. "Dal mese di settembre in poi sembrerebbe che questo tipo di clientela stia prenotando di nuovo sale e camere - conclude Lorenzo Pianezzi, presidente di Hotelleriesuisse Ticino - Questo fa ben sperare per la stagione invernale che senza il mercato business potrebbe essere molto meno interessante rispetto alla primavera e all'estate che riusciremo a vivere".