Materiale per la scuola, vestiti, letti e buoni acquisto, ma anche pagamento di bollette urgenti e di attività nel tempo libero per i bambini: sono gli aiuti che l'associazione Soccorso Svizzero d'Inverno offre ai cittadini svizzeri che si trovano in difficoltà economica. E quest'anno le richieste sono già state moltissime.
“In tre mesi ai nostri uffici sono arrivate le richieste che di solito riceviamo in un anno”, dichiara alla RSI il direttore della sezione ticinese, Marco Chiesa. “C’è stata l’elargizione subito di 300'000 franchi per quelle che erano le prime necessità. Parlo dei buoni spesa e poi per il resto si tratta di richieste che già conosciamo. Normalmente sono legate al fatto che in Svizzera più del 20% della popolazione non riesce a rispondere a una spesa imprevista di 2'500 franchi. È per questo che, in particolare in canton Ticino siamo sollecitati per queste spese inattese”.
I problemi riscontrati in Ticino fanno eco a quelli nel resto della Svizzera. Come a Ginevra e a Zurigo, dove durante il lockdown moltissime persone hanno dovuto beneficiare dei pasti caldi offerti da varie associazioni. Situazioni limite, ma causate solo in parte dalla pandemia. Per Marco Chiesa la ragione non è solo la condizione economica degli stranieri che di fatto non beneficiano del Soccorso d'Inverno, ma soprattutto i cambiamenti sociali.
“Secondo le statistiche svizzere circa 660'000 persone nel nostro paese vivono in stato di povertà. Ho l’impressione che questi numeri andranno a salire e questo non solo per una questione migratoria, ma anche per le dinamiche della società: una separazione o rispettivamente un divorzio possono mettere in difficoltà il budget familiare”.