I dojo, nella tradizione giapponese, sono le palestre dove ci si allena per la pratica delle arti marziali. I coderdojo, invece, sono luoghi dove ci si prepara alla programmazione informatica, fin da piccolissimi. Il sabato mattina, al CoderDojo Lugano, un gruppo di bambini, dai 5 agli 11 anni, esercita quindi la mente e non il corpo, grazie ai volontari che dedicano il loro tempo ad appassionarli a questa disciplina: “Ci sono anche allievi che non sanno ancora leggere e scrivere, ma hanno già imparato i primi rudimenti di codice”, racconta Cristina Giotto, fondatrice del progetto.
E chi pensa che si tratti di un’attività ad alto tasso di noia dovrà ricredersi: per i piccoli alunni il coding è un gioco e questo basta per renderli entusiasti a ogni appuntamento. “Non facciamo lezioni frontali – prosegue la coordinatrice – ma degli incontri totalmente gratuiti, due volte al mese, in cui mettiamo a disposizione dei bambini gli strumenti necessari per programmare giochi e schermate interattive. Con l’aiuto dei “mentor” volontari, tutti esperti informatici, i nostri ospiti sono liberi di esprimere la loro creatività, scegliendo i personaggi, gli sfondi, le musiche e i movimenti che preferiscono. Non abbiamo schemi, è tutto molto libero”.
I "mentor" sono volontari e tutti esperti di informatica
La libertà d’azione, unita a una immancabile gustosa merenda offerta dagli sponsor che sostengono economicamente l’iniziativa, rappresentano i pilastri su cui si fonda l’impianto dei CoderDojo,
una serie di appuntamenti a costo zero nati cinque anni fa in Irlanda per avvicinare i ragazzi al mondo della programmazione e del software libero: “Il nostro intento – continua Cristina Giotto – è far sì che i cosiddetti 'nativi digitali'
non siano solo consumatori passivi delle nuove tecnologie, ma ne diventino anche parte attiva”.
La merenda è un momento immancabile durante gli incontri del Coderdojo
Lo scopo è quindi quello di prepararli al futuro, anche dal punto di vista professionale: “La programmazione informatica diventerà un lavoro sempre più trasversale – dice Cristina – perché i computer sono impiegati ormai in quasi tutti gli ambiti e questo comporta che
tra 15 o 20 anni il coding sarà una competenza richiesta in curriculum. E poi si tratta di un lavoro che ti concede una grande flessibilità di orari e di luogo e, a differenza di quanto si crede,
ben si adatta anche alle ragazze, perché richiede tanta creatività, una caratteristica dove le donne dimostrano di avere una marcia in più”.
Si programma liberamente e alla fine di ogni incontro vengono presentati i progetti
La versione ticinese del CoderDojo viaggia in parallelo con un altro “format” di attività per giovani talenti dell’informatica,
il Devoxx4Kids, “dove però i workshop, anche in questo caso senza costi di iscrizione, si svolgono in un unico appuntamento all’anno (
la giornata della tecnologia) e spaziano dalla programmazione alla robotica. Il prossimo, nel 2017, si terrà il 7 maggio”, precisa la coordinatrice.
Accanto ai bimbi, oltre ai "mentor", ci sono anche i genitori
Ma anche durante gli incontri del sabato mattina
al DIT di Manno la varietà degli esercizi non manca: i piccolini si divertono con le animazioni, mentre, in una classe a parte,
gli adolescenti programmano videogiochi o creano oggetti con la stampa 3D. Man mano che crescono passano di livello, senza perdere l’interesse: “Anche nel gruppo dei giovanissimi ci sono i ‘grandini’, i cosiddetti junior mentor, che aiutano quelli che ancora muovono i primi passi. Una delle maggiori soddisfazioni è proprio questa - conclude Cristina Giotto -
continuare ad appassionarli finché a loro volta riescono a coinvolgere i più piccoli”.
Maddalena Montecucco