L'iscrizione obbligatoria all'albo degli artigiani, la "LIA", voluta dal consigliere di Stato Claudio Zali e criticata aspramente oltre confine, potrebbe rivelarsi un boomerang. A dirlo è lo stesso Governo ticinese che ora intende verificare l'applicazione della nuova legge sulle imprese artigianali, anche alla luce di una lettera giunta dalla Camera di Commercio della Svizzera centrale ove si dichiara di ricorrere a vie legali se il Ticino non farà un passo indietro.
L'accusa dell'ente camerale che rappresenta 5 cantoni, contenuta senza giri di parole nella missiva di due pagine arrivata in Ticino, dice chiaramente che l'albo degli artigiani è in contrasto con la legge federale sul mercato interno e offende il federalismo e il principio di solidarietà elvetici. La nuova legge sulle imprese artigianali entrata in vigore a febbraio, che prevede come condizione per lavorare nel cantone un'iscrizione dal costo di 2000 franchi, non è più avversata solo da sud ma anche dal nord del Ticino. La possibilità che la legge finisca sotto le attenzioni della Commisione della concorrenza (COMCO) sono molto alte e potrebbero determinare la vita breve del provvedimento.
Il Governo sta facendo approfondimenti sulla misura, come confermato dal presidente Paolo Beltraminelli, anche per evitare il rischio che le uniche aziende costrette ad iscriversi all'albo siano quelle ticinesi. "Il rischio che i ticinesi vengano discriminati rispetto ad altri, ha dichiarato Beltraminelli ai microfoni della RSI, non si può escludere, in questo senso è giustificato un approfondimento nei dettagli". Per il presidente "c'è stata una grande fretta nel voler introdurre questa legge, che è stata voluta da un'iniziativa e vi era anche una pressione da parte del mondo economico ticinese: Ora, ha concluso, queste verifiche diranno se saranno necessari dei cambiamenti o se la legge andrà bene così".
CSI
Dal Quotidiano