Ticino e Grigioni

La comunità afgana scossa e arrabbiata

Dopo il suicidio al centro di Cadro di un giovane richiedente asilo parlano alcuni suoi amici

  • 15 luglio 2023, 18:01
  • 5 agosto 2023, 21:19
05:37

SEIDISERA del 15.07.2023: giovane afgano morto, parlano i suoi amici

RSI Info 15.07.2023, 18:16

  • tipress
Di: SEIDISERA/Red.MM 

Quella di sabato è stata una giornata di raccoglimento per la comunità afghana in Ticino. Sullo sfondo la tragica morte di Arash, il 20enne che qualche giorno fa si è tolto la vita nel centro per richiedenti l'asilo di Cadro.

Nicola Lüönd, giornalista RSI, ha avuto la possibilità di entrare in contatto con alcuni membri della comunità. “Il meno che si possa dire – spiega a SEIDISERA – è che sia una comunità scossa, ancora sotto shock per la scomparsa violenta del giovane. Scossa ma anche un po' arrabbiata per come non si sia riusciti a impedire il suicidio del giovane uomo, che da circa un anno era ospite del centro di Cadro dopo essere transitato da quello di Paradiso. C'è un po' di rabbia perché la stessa comunità afgana ha già subìto perdite con la stessa modalità, il suicidio dunque: negli ultimi due anni, altri due giovani si sono infatti tolti la vita, giovani che a differenza di Arash, si trovavano in una fase successiva, e cioè non più in uno dei centri cantonali ma in appartamenti privati”.

Oggi ha avuto luogo una cerimonia in ricordo del giovane, che la comunità afgana ha preferito vivere in intimità, senza la presenza dei media. Ma prima che iniziasse, Lüönd ha parlato con tre giovani che vivono o hanno vissuto lo stesso percorso di Arash e che ai nostri microfoni hanno affidato i loro pensieri e dato la loro versione dei fatti. “Da quando ho sentito la notizia non riesco più a dormire; ho mille pensieri: era un ragazzo giovane, aveva la mia età”, spiega uno di loro. “È stato un momento difficilissimo”, ribatte un altro. “Non riuscivo a crederci: scappiamo dalla guerra per arrivare qui e poter costruire il nostro futuro la nostra vita, e quindi è stato veramente incredibile”.

Non mancano, da parte loro, anche accuse per come è stata gestita la situazione: “Cadro (il centro, ndr.) lo vedo un po’ come una prigione. I responsabili mandano i ragazzi lì un po’ come fosse una punizione: per me non è accettabile - afferma uno dei tre giovani - Arash aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse psicologicamente. Aveva bisogno di qualcuno per parlare, mentre mandandolo da solo a Cadro, in una camera, si peggiora la situazione. Da quello che abbiamo capito era stata mandato in ospedale, ma la medicina e i farmaci non servono, serviva qualcuno che lo prendesse a carico meglio”.

“Non sputiamo nel piatto in cui mangiamo. Rispettiamo il Cantone per l’aiuto che ci ha dato. Arash aveva un permesso F, se avesse avuto un permesso B sarebbe stato seguito di più, perché con il permesso F non puoi fare praticamente niente”.

La replica della Croce Rossa

Dopo aver raccolto queste testimonianze, era doveroso chiedere una replica alla Croce Rossa Svizzera, Sezione Sottoceneri, che gestisce per il Cantone i centri di Cadro e Paradiso. La RSI ha ricevuto una risposta scritta, che riportiamo integralmente:

“Capiamo la tristezza e la rabbia per quanto accaduto e siamo molto vicini alla famiglia e ai suoi cari. Non vogliamo entrare nel dettaglio della storia di chi non c’è più per rispetto della sua persona e dei suoi famigliari. Allo stesso tempo non vogliamo entrare neanche nel dettaglio delle storie dei suoi amici, che hanno parlato alla radio esprimendo le loro comprensibili forti emozioni, perché teniamo a tutelare le loro vite e le loro storie. Non possiamo che restare addolorati per questo triste evento”.

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