Ticino e Grigioni

La crisi la pagano anche le donne

A fine 2020 in Ticino il Covid aveva inghiottito 3'000 posti di lavoro del terziario occupati da donne e solo un centinaio occupati da uomini. Ne abbiamo parlato con protagoniste e esperti

  • 15 aprile 2021, 21:01
  • 22 novembre, 17:13
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Donne e lavoro: tra pandemia e conciliabilità

Sandro Pauli e Giovanni Marci 15.04.2021, 23:56

Di: Sandro Pauli, Giovanni Marci e Christian Cattani 

Una vera e propria emorragia di impieghi femminili: è questo uno degli effetti collaterali del Covid, che emergono da una lettura delle statistiche sull’impiego in Ticino nel 2020. A fine dicembre nel terziario si registrava infatti una perdita secca di 3'000 impieghi femminili a fronte di un centinaio di posti occupati da uomini. Ma chi sono queste donne? Ce lo siamo chiesti e se lo è chiesto anche Marialuisa Parodi, co-direttrice di Equi-lab.

“Purtroppo non abbiamo informazioni. Abbiamo il dato di massima, sappiamo che nei settori più colpiti dalla pandemia e nelle situazioni di precarietà le donne sono molto più presenti degli uomini ed anche per questo motivo hanno subito l’effetto peggiore. Abbiamo bisogno di tante informazioni in più e proprio questo sarebbe auspicabile dalla statistica”.

Qualche passo in avanti è stato fatto: a marzo il Gran consiglio ticinese ha discusso un rapporto che pone le basi per una statistica più precisa. “La richiesta di statistiche disaggregate è stata fatta ripetutamente in questi ultimi mesi e il rapporto della Commissione di gestione è un gran successo. – chiosa Parodi - Il problema peraltro è nazionale: ci sono anche due atti parlamentari giacenti a Berna. La Gestione è stata molto precisa nel mettere a fuoco quali sono i problemi legati alla non disaggregazione dei dati: vuol dire non avere degli strumenti per agire e per rilanciare il lavoro delle donne”.

Ciò detto si riscontrano delle fragilità specifiche nel nostro cantone per quanto riguarda il lavoro femminile, prosegue Marialuisa Parodi: “Se si allunga l’orizzonte oltre il 2020 e si prende anche il quarto trimestre 2019 i posti diventano quasi 5'000, quindi vuol dire che il covid non è una novità per il lavoro femminile”.

La parola chiave, per la signora Parodi è conciliabilità. “La crisi pandemica ha acceso i riflettori su questo tema. Le donne hanno dovuto rinunciare o ridurre il lavoro anche per effetto dell’accresciuta necessità di conciliabilità, che vuol dire di cura per i familiari e per chi doveva essere seguito in un modo o nell’altro all’interno della sfera famigliare”.

Eppure gli strumenti c’erano, spiega la signora Parodi riferendosi alla riforma fisco sociale votata nel 2018, ma qualcosa non è decollato. Ci sono delle responsabilità? “A livello federale è molto chiara l’idea che la conciliabilità lavoro famiglia è sia un tema di responsabilità sociale dell’impresa, sia un tema che dev’essere affrontato affinché l’aumento della partecipazione delle donne al mondo del lavoro risolva il problema della manodopera qualificata insufficiente. Secondo me a livello cantonale questa stessa concezione manca”.

Per il futuro l’ottimismo è comunque di casa: “Abbiamo dovuto subire il danno della perdita degli impieghi – conclude Parodi – ma adesso si sta lavorando al tema. Le aziende sono pronte”.

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Donne e mercato del lavoro

Il Quotidiano 15.04.2021, 21:00

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