Ticino e Grigioni

La lenta marcia del tarlo che minaccia il bosco ticinese

A Bellinzona è stato fatto il punto sull’avanzata, non sempre incontenibile, delle specie animali e vegetali invasive - E per la palma si annunciano tempi duri

  • 28 aprile, 20:38
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Un maschio adulto di tarlo asiatico

  • Beat Forster, WSL
Di: SEIDISERA/Berti/RSI Info 

“È un organismo molto pigro che si sposta al massimo di 500 metri all’anno”. Parliamo del tarlo asiatico, o meglio ne ha parlato alla RSI Andrina Rosselli, collaboratrice scientifica della Sezione forestale del Canton Ticino. Con il risveglio della natura si rimettono in moto anche tutte quelle piante e animali invasivi arrivati o in procinto di arrivare dall’estero. Comparse che possono mettere in pericolo la flora e la fauna locali. L’occasione per fotografare la situazione è stata data negli scorsi giorni dal quarto incontro informativo proposto a Bellinzona dal Gruppo di lavoro organismi alloctoni invasivi.

Ripartiamo dal tarlo asiatico, che per ora non si è ancora visto in Ticino, ma avanza, per fortuna ai ritmi suoi, in nord Italia: “Ci sono diversi focolai. Viene introdotto - spiega Rosselli - con imballaggi di legno, con piante ornamentali vive, tipo bonsai o acero a ventaglio”.

La minaccia di questo coleottero nocivo concerne principalmente il bosco di protezione. Questo perché, spiega l’esperta, “c’è l’obbligo di lotta, ciò che significa abbattere tutti gli alberi infestati e, in una zona di tampone di 100 metri anche tutti gli alberi ospiti”. Peraltro parliamo dello stesso bosco che è già sotto attacco di altri organismi alloctoni: “La situazione in Ticino in alcune zone è molto complessa. Ad esempio, vicino ai laghi, a Locarno e a Lugano. Ci sono tantissime specie diverse di neofite invasive con caratteristiche per stabilizzare il suolo che non soddisfano quelle richieste da un bosco di protezione funzionale e ottimale”.

Si parla invece ormai di contenimento, più che di eradicazione per il coleottero giapponese che nel giro di sette anni dal nord Italia si è spinto fin sul Piano di Magadino, tanto che quest’anno si dovrà valutarne l’impatto sulle colture.

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Il coleottero giapponese (Popillia japonica)

  • Cristina Marazzi, Servizio fitosanitario cantonale TI

A complicare la situazione sono inoltre le scelte fatte nelle aiuole e nei giardini. Da lì arrivano nuovi rischi, dai nomi esotici, come il Miscanthus sinensis e la Nassella tenuissima: “Sono specie ornamentali che piacciono agli amanti del giardinaggio per le loro infiorescenze con delle lunghe reste, delle appendici che si muovono col vento. Il problema - spiega Laura Torriani di Info Flora - è che occupano posti a scapito di specie indigene”.

Sfuggente come un’anguilla è anche l’ultima moda in fatto di tappeti verdi, ovvero la Zoysia japonica. Come spiega Guido Mascoli, collaboratore scientifico dell’Ufficio della natura e del paesaggio, “è una specie asiatica che arriva in Ticino sotto forma di tappeti verdi precoltivati provenienti soprattutto dall’Italia”. La sua caratteristica è che si adatta ai climi secchi, forse troppo bene: “Ha tutte le caratteristiche fisiologiche ed ecologiche per poi trasferirsi in natura e questo a noi fa paura, perché è una specie che può interagire con ecosistemi naturali che dobbiamo tutelare e conservare”. Una moda su cui i produttori italiani stanno già spingendo anche con i giardinieri ticinesi: “Speriamo che questo nostro allarme possa riorientare questa pratica”, rileva Mascoli.

All’incontro di Bellinzona erano presenti giardinieri, oltre che forestali, tecnici comunali e ricercatori. Tutti impegnati nel segnalare gli avvistamenti in una lotta, afferma Mauro Togni, coordinatore del gruppo di lavoro, “impari, che però non possiamo non fare perché abbiamo dei beni da salvaguardare. Pensiamo al bosco di protezione, pensiamo alle rive dei fiumi, pensiamo alle nostre infrastrutture stradali che vengono messe a rischio appunto dall’arrivo di queste specie”. Gli arrivi di questi “sgraditi ospiti”, più che dall’uomo sono originati “dalle attività antropiche. Tutte le specie che si muovono così velocemente su così grandi distanze sono legate alla nostra società, ai nostri spostamenti, ai nostri fabbisogni”.

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Una macchia di poligono del Giappone lungo il Cassarate (foto del 2020)

  • Tipress

A facilitare l’arrivo delle nuove specie è stato anche il cambiamento nel modo di gestire il territorio. “Uno degli esempi più calzanti - indica Togni - è quello del poligono del Giappone che ha cominciato a espandersi in maniera importantissima anche in Ticino negli anni ‘80. Questo perché abbiamo cambiato modo di tagliare l’erba, cominciando ad usare il decespugliatore, lo Zacky-boy (elvetismo, ndr) che con il suo filo ad effetto frusta propaga più lontano e più velocemente il poligono”.

Si propaga, per fortuna, anche la lotta alle invasive, come conferma Mauro Togni: “Nei dodici anni che coordino questo gruppo di lavoro è cresciuta la conoscenza di tutte queste specie, sia a livello degli specialisti, ma anche dei tecnici comunali e dei municipali. Questo ha permesso di passare da un progetto, comunque importante, in Val di Blenio nel 2012, a più di 30 progetti attualmente sparsi in tutto il cantone”.

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Quando le palme, qui in un bosco sopra Solduno, si danno alla macchia

  • Tipress

Dal prossimo 1° settembre sono da attendersi inoltre due novità. “La prima è legata al controllo delle frontiere, perché l’Ufficio federale dell’ambiente ha delegato a quello delle Dogane, la verifica di ciò che viene importato con l’acquisto, quindi non per via naturale”. Altro grande cambiamento è che aumenteranno le specie proibite: “Ce ne sono che possono ancora essere tenute in casa, ma non più cedute, vendute, regalate, date a qualcun altro, ad esempio la palma di Fortune, erroneamente chiamata palma ticinese, e che invece è cinese”.

02:57

SEIDISERA del 28.04.24, il servizio di Luca Berti

RSI Info 28.04.2024, 19:19

02:42

SEIDISERA del 28.04.24, l’intervista a Mauro Togni

RSI Info 28.04.2024, 19:18


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