Dopo le tre votazioni di domenica a Lema, Quinto e Giornico il Ticino è ormai una realtà a 100 comuni. Un processo iniziato nel 1995 - con la fusione di Comologno, Crana e Russo per formare Onsernone - e che in trent’anni ha fatto diminuire da 245 agli attuali 100 gli enti locali sul territorio.
“In trent’anni le aggregazioni sono cambiate sensibilmente – commenta alla RSI Marzio Della Santa, capo Sezione enti locali del Cantone – Le prime possiamo definirle di necessità. Si trattava essenzialmente di sopperire alle lacune principali dei comuni, mentre oggi possiamo parlare quasi esclusivamente di aggregazioni di opportunità”.
Concretamente, spiega Della Santa, significa che la popolazione è disposta a sostenere questi progetti aggregativi se attraverso di essi vede la possibilità di accrescere il proprio benessere residenziale.
Oggi, secondo quanto dichiarato da Della Santa al Quotidiano, la classe politica assume responsabilmente la ricerca di situazioni migliori e questo fa si che anche i comuni abbienti vadano verso un processo aggregativo nella speranza di veder migliorare la propria situazione. L’esempio classico in questo senso sono le aggregazioni di Lugano e Bellinzona.
L’obbiettivo a cui tendere era un Ticino a 27 comuni, oggi ha ancora senso? “La mappa del piano cantonale delle aggregazioni è orientativa – risponde Della Santa – Per noi un’aggregazione oggi ha senso dopo trent’anni di esperienza se permette di migliorare o di mantenere la capacità funzionale di un ente locale. Qui sorgono magari anche alcuni aspetti problematici come quello legato alle relazioni tra il cittadino e le istituzioni che i comuni devono imparare a gestire meglio di quanto fanno oggi. Non posso quindi dire se 27 è il futuro dei comuni ticinesi. Posso invece dire che è un sistema in continua evoluzione e quindi arriveremo a definire una cifra che è sostenibile per i cittadini e per le istituzioni ticinesi”.