Ticino e Grigioni

"La mia idea di giustizia"

Dick Marty intervistato da AlbaChiara sul suo ultimo libro: da un'amnesia nasce un condensato delle vicende che lo hanno visto protagonista

  • 24 settembre 2018, 11:11
  • Oggi, 00:15
14:41

Albachiara del 24.09.18: Dick Marty intervistato da Marcello Fusetti

RSI Info 24.09.2018, 11:06

  • Keystone
Di: Marcello Fusetti 

Sali su un treno in Ticino per andare a Berna, ti ritrovi in una clinica di Zurigo. È quello che è successo all'oggi 73enne Dick Marty, già procuratore pubblico ticinese, consigliere di Stato, consigliere agli Stati, rapporteur per il Consiglio d’Europa sui casi più complicati degli ultimi decenni: dal traffico di organi dal Kosovo alle prigioni della CIA in Europa. Cosa gli è capitato lo ha raccontato lunedì mattina, intervista da Albachiara.

Dick Marty sale sul treno in Ticino, cambia treno a Zurigo, beve un pessimo caffè, arriva a destinazione, va in Parlamento, difende un’iniziativa, incontra delle persone, parla, discute e dibatte, torna in Ticino, o almeno ci prova. Perché a Zurigo qualcuno lo accompagna in clinica. È visibilmente disorientato. Amnesia totale temporanea, senza conseguenze se non quel buco di una decina di ore non registrate dal suo cervello. Senza conseguenze fisiche ma con conseguenze letterarie. Si racconta in un libro appena pubblicato dall'Editore Favre: “Une certaine Idée de la justice”.

È un volume intenso, impegnativo, nato proprio da quell’incidente di memoria, che porta a ripercorrere la storia degli ultimi 40 anni. Tutto in prima persona. Storia di incontri e scontri con personaggi importanti, dal cubano Fidel Castro al ceceno Kadyrov che alterato dalle domande di Marty, per punirlo, lo lascia senza cena. C’è Bashar al Assad; c’è Giulio Andreotti, ci sono le multinazionali, le banche, la farmaceutica, gli amici di ieri nemici oggi, ma ci sono anche i piccoli delinquenti incontrati nelle aule dei tribunali, gli operai morti sul lavoro nelle valli ticinesi, le vittime a noi vicine, e le vittime lontane e dimenticate nelle prigioni filippine o nelle fosse comuni africane.

Vittime spesso ancora in attesa non tanto della giustizia, spesso lenta e goffa, ma perlomeno della verità. Poiché, come dice Dick Marty: "Non è tanto la condanna a dare giustizia, ma l'accertamento della verità".

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