La tassa che il presidente statunitense vuole mettere sulle importazioni di acciaio (vedi articoli correlati) è una minaccia, ma anche un'opportunità per le società ticinesi che lavorano nella compravendita di materie prime. Il cantone — infatti — ospita la maggior piazza europea grazie alla presenza di aziende come Duferco e decine di altre società. Oltre 100, in tutto, con un fatturato complessivo di 26 miliardi.
Quali conseguenze potrebbe scatenare la decisione di Donald Trump a livello locale? "Ci potrebbero essere anche ripercussioni positive, al contrario di quanto si possa pensare — ha detto Alessandro Fossati, amministratore della Gamma Trade, ai microfoni della RSI (ascolta l'audio in allegato) —. Ci sono molte società che lavorano prevalentemente con l'Europa".
"Da quando l'Europa stessa ha iniziato con il protezionismo, mettendo dei dazi per l'acciaio proveniente da Russia e Cina, per noi trader è diventato sempre più difficile trovare materiale in giro per il mondo — prosegue Fossati —. Il fatto che gli Stati Uniti diventino un mercato in cui è sempre più difficile vendere acciaio, potrebbe far sì che alcuni produttori come i coreani, i turchi o i brasiliani, potrebbero aver a disposizione delle allocazioni di materiale per l'Europa, che storicamente ha sempre pagato prezzi più bassi ed è quindi sempre stata meno attraente".
Una tassa simile, poi non coinvolgerebbe solo i trader di acciaio. Fossati sottolinea come "questo materiale necessita di materie prime per essere prodotto: carbone, rottame, ghisa, ferro e leghe. Qui abbiamo le più grosse società al mondo di commercio di questi prodotti e probabilmente il protezionismo potrebbe avvantaggiarle, perché regionalizza molto il commercio la produzione dell'acciaio per cui queste società, che sono concentrate sulla fornitura di queste materie prime alle acciaierie europee, potrebbero vedere la domanda del loro clienti aumentare".
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