Il Consiglio di Stato ha preso posizione con una lettera sulla proposta della Commissione giustizia del Gran Consiglio, che aveva suggerito di approfondire ed eventualmente correggere la procedura di valutazione dei candidati procuratori pubblici. Tre mesi fa – ricordiamo – questa procedura aveva portato alla bocciatura di 5 magistrati inquirenti su 20.
Nella lettera l’Esecutivo ribadisce che qualcosa non ha funzionato nella procedura di rinnovo delle cariche in procura e dichiara di condividere l’obbiettivo della Commissione giustizia del Gran Consiglio. A patto che si vada tutti nella medesima direzione.
“Non può farlo il Governo da solo – spiega alla RSI il Consigliere di Stato Norman Gobbi – ma neanche il Ministero pubblico da solo. Secondo noi non può nemmeno farlo il Gran Consiglio da solo. Dev’essere un lavoro tripartito, proprio perché al centro c’è un elemento importantissimo: l’indipendenza dei magistrati, che è tutelata dal punto di vista costituzionale, ma anche internazionale. Dei correttivi sono comunque necessari visto che sono stati evidenziati dei problemi di funzionamento. Uno dei temi portanti è proprio quello delle competenze dal punto di vista organizzativo, disciplinare e interno da parte del Procuratore generale. È un tema che abbiamo già affrontato in passato e proprio nell’ottica di rafforzare questo ruolo dirigenziale soprattutto nel condurre e nel porre dei termini per garantire un buon funzionamento della giustizia penale”.
Nel mondo togato - e si pensi a Giustizia 2018 - le riforme sono complesse, delicate e stentano ad arrivare in porto. “Noi avevamo già dichiarato la nostra disponibilità quasi un mese fa e ne avevamo anche parlato nel corso dell’estate, – precisa Gobbi – proprio con l’obbiettivo di avviare diversi tavoli di concretizzazione di quanto affrontato. Nelle prossime settimane arriveremo con il corposo dossier delle Autorità Regionali di Protezione, che è un tema importante di giustizia, che diventerà ancora più giudiziaria visto che oggi è di carattere amministrativo”.