Ignazio Cassis al Dipartimento federale degli affari esteri. Non ci sono state sorprese alla sua elezione, non ci sono state sorprese nell'assegnazione dei dipartimenti. E tra i dossier che lo attendono c’è anche quello delle relazioni con l'Italia, e le aspettative per il Ticino in questo senso non mancano, anche in seno al Consiglio di Stato ticinese: “Il dossier pendente più evidente è quello della firma mancante da parte di Roma al famoso accordo fiscale sui frontalieri, confidiamo che anche grazie alla nomina di Cassis si possa mantenere la pressione sull’Italia, affinché la firma arrivi”, spiega ai nostri microfoni il presidente del Governo Manuele Bertoli.
I ritardi nella firma dell’accordo hanno già portato il consigliere nazionale dell’UDC Marco Chiesa a chiedere, tramite una mozione, che la Confederazione compensi al Ticino le mancate entrate. È tuttavia possibile che un singolo consigliere federale riesca a smuovere acque che finora non si è riuscito a smuovere? “No. Credo che sia difficile – spiega Bertoli -. È sempre un lavoro corale, soprattutto quando si ha a che fare con dossiere legati a Stati esteri. Ricordo che questo accordo fiscale venne dapprima trattato dai servizi di Eveline Widmer-Schlumpf quando era al dipartimento delle finanze e che poi, parzialmente, sul tema intervenne anche la presidente della Confederazione Doris Leuthard, quando si trattò di parlare con il presidente del consiglio italiano”.
Insomma, prosegue Bertoli, “è un lavoro a più mani, al quale partecipano anche gli Affari esteri. E avendo un italofono alla testa del Dipartimento ci aspettiamo che questo valore aggiunto possa giocare un ruolo decisivo”.
Alla firma dell’accordo sulla fiscalità dei frontalieri, lo ricordiamo, è legata anche la rinuncia alla richiesta del casellario giudiziale per dimoranti e frontalieri.
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