La decisione dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) di ridurre la settimana lavorativa dei medici assistenti e capiclinica da 50 a 46 ore non troverà applicazione nel settore privato. Secondo i rappresentanti delle cliniche private, il rischio è che una riduzione dell’orario, mantenendo invariato il salario, possa avere ripercussioni sia sulla durata del periodo formativo che sui costi complessivi della sanità.
Dal 1° gennaio di quest’anno, come previsto dal contratto collettivo di lavoro (CCL) in vigore dal 2023, i medici assistenti e i capiclinica impiegati presso l’EOC possono beneficiare di una settimana lavorativa di 46 ore, di cui 4 dedicate alla formazione. Si tratta di un obiettivo perseguito da anni dall’Associazione Svizzera dei Medici Assistenti e Capiclinica (ASMAC), che ora auspica un’estensione di tale misura anche al settore privato. Tuttavia, questo traguardo appare lontano, soprattutto per l’assenza di un CCL nelle cliniche private ticinesi.
“Non abbiamo un contratto collettivo di lavoro - ha spiegato ai microfoni della RSI Christian Camponovo, direttore del Gruppo Ospedaliero Moncucco - perché riteniamo che questa professione non sia adatta a una regolamentazione di questo tipo. Inoltre, in un settore dove l’impegno formativo è cruciale, l’equilibrio tra il tempo dedicato alla formazione e quello per la vita privata richiede una riflessione di lungo termine”.
Camponovo, che parla anche a nome di altri rappresentanti delle cliniche private, evidenzia alcune criticità legate a una possibile riduzione dell’orario lavorativo: “Il settore sanitario è già sotto forte pressione sui costi. Ridurre l’orario di lavoro di quasi il 10% a parità di salario significa aumentare il costo orario del personale. Oggi, non vedo chi sia disposto a finanziare questa misura, considerando che il Cantone copre circa un terzo dei costi e le assicurazioni private i restanti due terzi”.
Al momento, dunque, l’EOC offre un vantaggio competitivo che il settore privato non è in grado di replicare. Tuttavia, Camponovo non si dice preoccupato: “Nelle cliniche private possiamo contare su altri punti di forza, come un sistema di presa a carico più personalizzato, con medici senior altamente specializzati e senza figure intermedie”.
La possibilità di ridurre l’orario settimanale anche per i medici assistenti nelle strutture private, come richiesto dall’ASMAC, resta quindi ancora un obiettivo lontano.