Schiaffeggiare la figlia e chiuderla in camera per castigarla non è reato. È quanto ha stabilito la giudice Patrizia Gianelli martedì in Pretura, assolvendo un 38enne kosovaro domiciliato nel Sopraceneri dal reato di vie di fatto e coazione: "Quanto fatto rientra nei doveri di un genitore". La vicenda ricorda quella accaduta nel Bellinzonese e finita in un proscioglimento in secondo grado.
Nell'autunno 2011, il padre, difeso dall'avvocato Felice Dafond, prese a sberle la figlia, allora 14enne. La ragazza andò a sbattere contro un'auto e si ruppe un dente. Il 38enne reagì così perché la vide sbaciucchiarsi con un ragazzino. ''Non volevo farle male. Mi sono sentito tradito'', ha detto in aula, contestando il racconto dell'adolescente. È stato assolto, poiché i colpi non sono stati ripetuti.
Il secondo episodio risale al maggio 2012. La ragazza voleva uscire di casa e il genitore, già condannato per violenza sull'ex moglie, la rinchiuse in camera e poi in casa per 11 ore, minacciandola e insultandola. La pp Chiara Borelli chiedeva una pena di 90 aliquote sospese.
Da.Pa.
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