Controllare i dati nei telefonini, ma anche in eventuali PC, chiavette USB o tablet, dei richiedenti l’asilo per individuarne l’origine e l’itinerario seguito, ma anche per accertarne l’età: da oggi è possibile, per le autorità, nell’ambito di un progetto pilota della durata di tre mesi nel centro federale di Chiasso, oltre che in quello di Basilea. Con l’inizio di aprile entra infatti in vigore una modifica di legge accolta nel maggio scorso dal Parlamento federale. Solo alla conclusione di questa fase test si procederà all’introduzione anche negli altri centri.
Nel quadro dell’obbligo di collaborare e contestualmente all’esecuzione dell’allontanamento, i richiedenti l’asilo devono consentire alle autorità di trattare i dati personali contenuti nei loro supporti elettronici. Visione e analisi di queste informazioni non saranno comunque il primo strumento a cui la Segreteria di Stato della migrazione potrà fare ricorso.
Si potrà valutare di questa possibilità una volta esaurite le altre. “Necessità e proporzionalità” saranno esaminate per ogni singolo caso, si leggeva in un comunicato diffuso una settimana fa, in cui si precisava che, secondo l’esperienza, “in circa la metà dei casi non è possibile stabilire in modo inequivocabile l’identità dei richiedenti l’asilo”. La perquisizione avverrà durante un’audizione, non la prima, e la presenza di un rappresentante legale è iscritta nell’ordinanza.
“I casi specifici in cui si può andare a fare un’analisi dei dati sono molto ben definiti – spiega a SEIDISERA il portavoce della SEM Nicolas Cerclé –, in particolare si tratta di andare a valutare le informazioni che concernono l’identità, la nazionalità e l’itinerario di viaggio, ma solo quando queste informazioni non possono essere trovate in nessun altro modo. A questo proposito, sulla base dell’ordinanza, i collaboratori della SEM sono stati formati in merito alla protezione dei dati”.

La reazione delle ONG
SEIDISERA 01.04.2025, 18:00
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La proporzionalità di questa procedura è tuttavia controversa, per le ONG che si occupano di diritto d’asilo è un’ingerenza nel diritto alla vita privata protetto a livello internazionale e svizzero. I migranti verrebbero insomma trattati da persone di serie B. “Crediamo che potrebbe essere un’invasione della privacy non giustificata, soprattutto in considerazione dei numerosi dati anche intimi che possono essere conservati” nei dispositivi, ha spiegato a SEIDISERA della RSI Gabriela Giuria, direttrice della Fondazione Azione Posti Liberi. “Il timore è che non ci sia una protezione uguale per tutti, anche se esiste l’obbligo di collaborare e viene esplicitato all’inizio della procedura di asilo, ma credo che ci potrebbero essere altri tipi di intervento per stabilire identità, età e percorso dei richiedenti”, ha detto Giuria. E restano dubbi anche sul fatto che questo strumento resti davvero solo un’ultima ratio e quanto dipenda dalla discrezionalità del funzionario della SEM.

Possibile perquisire telefonini, pc e tablet dei migranti
Il Quotidiano 01.04.2025, 19:00