Fu un gioco erotico finito male, come sostiene l’imputato, o lui la uccise soffocandola di proposito? È la domanda attorno alla quale ruota il cosiddetto “giallo di Muralto”, il dramma della 22enne inglese morta il 9 aprile 2019 in una camera dell’hotel “La Palma au Lac”, dove la coppia soggiornava.
Sulle parti intime dell’uomo, difeso da Yasar Ravi e Luisa Polli, sono state trovate tracce di sangue. Per il cittadino germanico appartengono alla vittima, con cui ha dichiarato di avere avuto, nei minuti precedenti il decesso, un rapporto sessuale completo. Rapporto che però, secondo la procura, non ci sarebbe invece stato. Il compagno l’avrebbe volutamente soffocata, al culmine di una lite legata a questioni economiche.
Quel sangue potrebbe essere del 32enne stesso, che al momento dell’arresto presentava ferite da taglio (procuratesi, a suo dire, raccogliendo dei cocci). Per sciogliere il nodo la Corte, presieduta dal giudice Mauro Ermani, ha ordinato in luglio ulteriori approfondimenti.
Oggi alle parti è giunta la risposta. O meglio: la non risposta. I profili conservati – spiegano gli esperti dell’Università di Zurigo – erano talmente degradati da rendere impossibile l’analisi richiesta. Entrambe le ipotesi restano quindi tuttora aperte.
L’atteso processo si terrà il 20 settembre. Assassinio l’accusa principale a carico del 32enne tedesco, contro il quale la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis ipotizza pure altri reati (finanziari e non). La richiesta di pena supererà ovviamente i cinque anni di carcere.