L’operazione “Freccia”, scattata stamane tra il Comasco e la Brianza, punta anche verso il Ticino. Nell’elenco dei 22 destinatari dell’Ordinanza di custodia cautelare figura infatti un 50enne del Mendrisiotto. L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, ha colpito la locale di Seregno e vari membri del clan ‘ndranghetista dei Cristello, famiglia vibonese da anni attiva nel Nord Italia.
Secondo quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche, il 50enne si sarebbe rivolto a uno di loro perché vittima di un ricatto. Ricatto che temeva potesse continuare. Un gruppo di giovani gli aveva estorto del denaro minacciandolo di rivelare di avere avuto rapporti sessuali a pagamento con alcuni ragazzi. Difficile stabilire al momento se il ticinese sapesse o no di avere chiesto aiuto a esponenti della ‘ndrangheta. Certo è che nella primavera del 2018 il clan si mosse, e in poco tempo recuperò (con tanto di scuse) oltre 28'000 euro. Poi però sarebbe passato alla cassa, domandando al ticinese una serie di favori.
L’ordinanza parla sia dell’acquisto all’asta di appartamenti, sia del cambio di assegni. Una dinamica tipica, precisano le autorità d’oltre confine. Chi si affida alla ‘ndrangheta per il recupero dei crediti diventa inevitabilmente preda delle cosche. Il ministero pubblico della Confederazione, da noi raggiunto, ha spiegato di non essersi occupato del caso. Stessa risposta dalla polizia federale, che è a conoscenza dell’inchiesta italiana, ma finora non vi ha preso parte attiva.
Rispunta Frauenfeld e un'auto noleggiata a Chiasso
“qua comanda lui” “fino a che nun "ncaqqhfaru" (arrestati)”: siamo nel 2018, e queste sono le intercettazioni di due membri della ‘ndrangheta in viaggio in Svizzera. Anche loro sono tra le 22 persone finite nelle maglie della giustizia, perché legate a vario titolo alla Locale di Seregno del clan dei Cristello. E in Svizzera la locale di Seregno era molto attiva. Tra le oltre 800 pagine dell’inchiesta - che la RSI ha potuto consultare - si parla di un viaggio con destinazione Frauenfeld. È qui che i due si dirigono per incontrare dei parenti. Dapprima in un hotel a Winterthur, dove parlano di aprire un esercizio pubblico. “L'incontro – scrivono le autorità italiane - appare rilevante in quanto la persona incontrata (nominata “Pierino”) potrebbe essere un soggetto mai identificato nell'Operazione "Helvetia”. E proprio a proposito di Helvetia, poche settimane fa sono giunte due nuove assoluzioni, che seguono le due di dicembre, di coloro che le autorità definivano “due boss della ndrangheta trapiantati in Svizzera”. L’intricata vicenda ora potrebbe forse avere un punto di svolta. La cosca usava anche un’automobile noleggiata a Chiasso per portare la droga dalla Spagna all’Italia.