"Fai quello che vuoi, uccidimi, tanto non mi difende nessuno". Questo è uno dei messaggi inviati dalla donna assassinata dal marito due anni e mezzo fa ad Ascona. Un messaggio che mostra tutti i limiti della rete che interviene dopo una decisione di allontanamento. Il marito, infatti, aveva perseguitato (via messaggio e pedinandola), praticamente senza conseguenze, la donna per settimane. Nonostante avesse il divieto di contattarla e di avvicinarsi a lei. Questi limiti sono emersi, prepotentemente, la settimana scorsa durante il processo al 57enne macedone. Lo ha detto il procuratore pubblico Moreno Capella, in aula, lo ha detto il presidente della Corte, il giudice Mauro Ermani in sentenza. "Ci sono stati segnali che non sono stati colti".
E allora, oggi (lunedì), in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne è stata per noi l'occasione di parlarne con Giorgio Carrara, che è il coordinatore del servizio violenza domestica per la polizia cantonale. Sul caso specifico non può esprimersi ma ci assicura che come dopo ogni drammatico evento è stata fatta una riflessione e alcuni correttivi introdotti. "Oggi, quando c'è un allontanamento per due mesi, monitoriamo la vittima", ci spiega il Sergente Maggiore Capo della polizia cantonale ticinese, "la sentiamo al telefono per capire se l'autore ha cambiato approccio, se esagera con le telefonate, se fa delle minacce."
E poi? "Viene effettuata anche un'analisi psicologica sul comportamento dell'autore da parte del gruppo prevenzione e negoziazione della polizia cantonale". In sostanza compito del gruppo è capire se la persona può diventare pericolosa per la vittima. A Giorgio Carrara abbiamo chiesto ancora cosa pensa di introdurre l'obbligo per il carnefice, di partecipare a incontri regolari. Diverse associazioni a livello nazionale (come Ex-Pression, un'associazione friborghese), lo chiedono. "Sicuramente si potrebbe fare un passo in più", ci dice ancora Giorgio Carrara. Proprio oggi è stata nominata la coordinatrice istituzionale in ambito di violenza domestica, Chiara Orelli Vassere (oggi direttrice di SOS Ticino). Ha ricevuto l'incarico, dal Consiglio di Stato, di creare un piano di azione cantonale contro la violenza domestica. Dovrà mettere in rete tutti gli enti già attivi a livello cantonale e nazionale e anche identificare eventuali necessità, in termini di risorse finanziarie e umane.
Anche nel 2019, lo ricordiamo, in Ticino le polizie intervengono in media 3 volte al giorno per violenza fra le mura domestiche.