Martedì mattina in Mesolcina è stata riaperta completamente la A13, interrotta dopo l’alluvione di fine giugno 2024, apertura completa che arriva in tempi record. Sui lavori e sui costi per evitare nuovi problemi c’è però un po’ di discussione tra i Comuni e Berna, Comuni che sono alle prese con delle preoccupazioni finanziarie. Proprio oggi c’è stata una riunione telefonica fra le stesse autorità comunali, quelle cantonali, l’USTRA e il consigliere federale Albert Rösti, che ha mostrato apertura verso l’ipotesi di rivedere la ripartizione dei costi. La posizione dei Comuni, rappresentati da Philippe Sundermann del gruppo di coordinazione della regione Moesa, è chiara: certificano un lavoro eccezionale rispetto ai tempi previsti da parte dell’USTRA, ricordando che c’è anche molto lavoro da fare su tutto ciò che è attorno all’autostrada. L’USTRA chiaramente ha dei paletti legislativi da rispettare, sia nel finanziamento che nelle competenze.
Le richieste dei Comuni
“Ci sono delle difficoltà ovviamente anche finanziarie - spiega Sundermann- anche dei timori perché i danni sono tanti e i gettiti fiscali dei Comuni non arrivano a coprire tutto. Ci sono anche investimenti futuri da fare su ogni tipo di aspetto della vita quotidiana: uno è sicuramente quello del ripristino, abbiamo i campi che sono quasi tutti andati dispersi e l’agricoltura ha subito un danno veramente gravissimo. Noi speriamo in un supporto in questo senso, non si parla adesso specificamente di USTRA ma che sia generico... crediti speciali che possano essere deliberati o crediti eccezionali. Ecco, speriamo che in questo senso qualcuno possa sbloccare e darci una mano in questo contesto”.
I timori per i costi del ritorno alla normalità
L’USTRA sarà presente sicuramente fino a fine settembre, forse qualcosa in più. Un motivo di preoccupazione, vista comunque la quantità di materiale ancora presente? Preoccupazione forse è la parola sbagliata, dice il rappresentante delle autorità locali, però ci si fanno dei pensieri osservando quello che è il materiale che è sceso e cosa è rimasto. “Ovviamente - dice Sundermann - auspichiamo che vengano ripristinati gli argini, sistemati anche i terreni adiacenti dove adesso è presente il cantiere e che non sia poi una cosa che venga di per sé richiesta ai Comuni, che oggi non possono fare capo a queste spese. I Comuni hanno altri progetti, abbiamo più di 40 cantieri aperti che di per sé sono coperti fino a quasi l’80% dei costi a livello federale e a livello cantonale, però, quel 20% è difficile che un Comune, i sei colpiti o la regione intera, possano andare a coprirli. E quindi ecco, un po’ di timore in questo senso possiamo averlo”.
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