"Sapevo che sul territorio agiva un presunto reclutatore del sedicente Stato Islamico. Punto. Chi fosse, che cosa facesse e dove lavorasse, non mi era noto. Punto". Si esprime così Norman Gobbi in merito al caso Argo 1, l'agenzia di sicurezza che impiegava il presunto reclutatore e che ha ricevuto 3,4 milioni di mandati diretti dal cantone. "I dettagli - dichiara ancora il direttore del Dipartimento delle istituzioni a la Regione - non erano di mia competenza. Inoltre il rischio di mandare all'aria una simile operazione era alto".
"Credere che fossi a conoscenza del caso e avessi taciuto per far scoppiare la bomba in mano a Paolo Beltraminelli (che di fatto ha dato i mandati diretti) è fantapolitica", precisa Gobbi.
L'informazione sul reclutatore il politico ticinese l'ha avuta dal capo dei Servizi d'informazione della Confederazione, prima dell'apertura dell'inchiesta sull'Argo 1. "Si trattava di sicurezza dello Stato... ci sarà un motivo se li chiamano servizi segreti": così Gobbi spiega perché non ha rivelato l'informazione ai colleghi di Governo.
CaL