Restano le incertezze sul futuro delle Officine di Bellinzona. Mercoledì a Lucerna si sono incontrati i vertici delle FFS, i rappresentanti dei lavoratori e i consiglieri di Stato Christian Vitta e Claudio Zali nell’ambito della piattaforma di dialogo presieduta dall’ex consigliere nazionale Franz Steinegger. Il clima non era certo fra i più distesi, con i sindacati che hanno dichiarato di non essere disposti ad accettare una diminuzione dei posti di lavoro (da 400 a 180 dal 2026) con le officine che potrebbero spostarsi a Castione.
Le Ferrovie federali cercano di rassicurare il personale: il portavoce, Stephan Wehrle, ha dichiarato alla RSI che si tratterà di una diminuzione di posti di lavoro data dalle fluttuazioni naturali, spalmata su circa una decina d’anni.
In un comunicato, le FFS hanno inoltre confermato di prevedere a lungo termine una diminuzione del volume di lavoro nelle officine, dovuta “ai cambiamenti nella manutenzione dei veicoli merci”. Il nuovo stabilimento è necessario per impiegare nuove e moderne tecnologie, ma, si legge ancora nella nota, “la scelta definitiva dell’opzione non è ancora stata compiuta”. Una decisione indicativa in merito è attesa verso la metà di dicembre di quest’anno.
Il ministro dell’economia e delle finanze, Christian Vitta, ai nostri microfoni ha dichiarato che “il cantone dovrà fare la sua parte: non è solo una questione di mediazione. Lo Stato avrà un ruolo attivo: costruire una nuova officina è un’operazione che non si fa tutti gli anni”.
Un progetto c’è: non condiviso da tutti ma, ha sottolineato Vitta, le parti sono disposte a discutere.
CSI/ludoC