È di oggi il grido d'allarme lanciato dai 5 ospedali universitari svizzeri. Le perdite previste per quest'anno dovrebbero essere di 300 milioni di franchi. Nel 2022 il rosso aveva raggiunto quota 200 milioni. Non ha usato mezzi termini il direttore dell'Inselspital di Berna, Uwe Jocham, parlando di un peggioramento drammatico e di un possibile collasso nel caso in cui non si intervenisse sulle condizioni quadro. Gli ospedali chiedono così un immediato aumento delle tariffe.
Ospedale universitario in Ticino, non c'è ancora una tabella di marcia
Ma al di là della precarietà finanziaria, a che punto è il progetto di ospedale universitario in Ticino, che vorrebbe essere un prolungamento naturale della facoltà di scienze biomediche? Un progetto che - almeno a parole - sembra essere fra le priorità del cantone. I benefici di avere un ospedale universitario in Ticino negli anni sono stati elencati in lungo e in largo. Maggiore prestigio per la facoltà di biomedicina, degli istituti di ricerca e maggiore attrattività dell'Ente ospedaliero cantonale come datore di lavoro. Eppure non c'è ancora una tabella di marcia.
Martinetti: "Il Consiglio di Stato istituisca un gruppo di lavoro"
"Abbiamo parlato alcuni anni della possibilità di avere un ospedale universitario in Ticino. Oggi credo che possiamo chiedere alla politica, quindi al Consiglio di Stato, di istituire un gruppo di lavoro ad hoc, proprio per concretizzare, per far partire un certo tipo di progetto. Io credo che tutte le buone idee abbiano bisogno di riscaldamento. Credo che la fase di riscaldamento adesso l'abbiamo fatta", dice Glauco Martinetti, direttore generale dell'Ente.
Insomma, secondo Martinetti è ora che il Consiglio di Stato avvii uno studio di fattibilità che dica quanto costa una simile operazione, quindi quali interventi siano necessari e quali siano i reali vantaggi. "Posso immaginare di fare una lettera congiunta in cui chiediamo ufficialmente alla politica di dare avvio a un progetto del genere", sottolinea Martinetti.
Le istituzioni coinvolte sono l'ente, appunto, ma anche l'USI, l'istituto di ricerca in biomedicina o quello oncologico. Ma queste istituzioni sono pronte a collaborare?
"Adesso si ha l'impressione che tutti vogliono andare nella stessa direzione. Tutti hanno degli obiettivi comuni. La ricerca sta funzionando molto bene. C'è una collaborazione trasversale fra gli istituti, c'è una capacità di definire degli obiettivi comuni ed è un qualcosa che in Ticino io personalmente non avevo mai visto. Come una finestra che si apre sul futuro e che bisogna saper sfruttare", spiega Giovanni Pedrazzini, che oltre a essere primario del Cardiocentro, è decano della Facoltà di Scienze biomediche.
Quindi non teme neppure discussioni su un'eventuale ubicazione dell'ospedale universitario?
"Credo che tutti oggi siano coscienti che gli studenti della Facoltà di Scienze biomediche che stanno facendo il master si muovono negli ospedali dell'Ente ospedaliero e in alcune cliniche private senza problemi. La medicina ticinese funziona in questo momento molto bene con più ospedali, quindi credo che il Ticino abbia questa peculiarità dell'ospedale multisito, ma niente vieta a un ospedale futuro universitario di essere multisito", dice Pedrazzini.
L'analisi costi/benefici richiede tempo, ma non c'è il timore di farsi "soffiare" probabilmente l'unico nuovo posto disponibile? San Gallo scalpita...
"Non conosco le tempistiche di San Gallo, devo essere onesto, però non possiamo far firmare ai ticinesi e alle ticinesi un assegno in bianco. Io credo che una seria analisi vada fatta e questo deve essere un atto del Consiglio di Stato, che va sottoposto al Gran Consiglio. Quindi, anche se dovessimo perdere ancora sei mesi o un anno di tempo, credo che sia importantissimo fare questo passo, proprio per una chiarezza istituzionale, politica, che il Paese ci chiede".
De Rosa: "I tempi sono maturi per procedere"
E sull'argomento si è espresso ai microfoni della RSI anche il presidente del Consiglio di Stato ticinese, Raffaele De Rosa, a capo del Dipartimento della Sanità e della socialità. La domanda: è richiesto un atto politico, siete pronti a darlo?
"A titolo personale mi sento di dire che i tempi sono maturi per procedere con gli ulteriori approfondimenti che si impongono. Penso però sia importante ricordare anche quanto è stato fatto negli scorsi mesi. Penso soprattutto al lavoro all'interno del Comitato delle direttrici e dei direttori della sanità, nel quale abbiamo appoggiato la soluzione che prevede, appunto, la definizione di label, di ospedale universitario, rispettivamente di ospedale di formazione universitaria nel quale rientrerebbe l'Ente ospedaliero cantonale", dice De Rosa.
Però stanno aspettando la politica...
"Il commitment politico per l'istituzione di un gruppo di lavoro esiste già. Penso però che sia importante consolidare le posizioni e avere l'avallo, la conferma anche da parte del Consiglio delle scuole universitarie svizzere, della soluzione proposta dalla Conferenza dei ministri della Sanità, riguardante la classificazione in tre tipologie di ospedali. Una volta consolidata questa classificazione, potremo procedere con l'istituzione formale di un gruppo di lavoro. Cogliendo anche l'energia e l'entusiasmo positivo che viene sprigionato da tutti gli attori che partecipano a questo importante progetto, così da poter poi approfondire e sviscerare tutti gli aspetti che vanno ancora approfonditi, certamente quelli di carattere finanziario, ma non solo".
È possibile immaginare dei tempi?
"Io spero che già nelle prossime settimane da parte del Consiglio delle scuole universitarie possa arrivare la conferma della proposta sul tavolo, quindi della suddivisione in queste tre categorie di ospedali. Una volta avuta la conferma in tempi brevi, sarà sicuramente possibile partire con questo gruppo di lavoro".
C'è qualcosa che la preoccupa maggiormente pensando all'ambito. Puramente ticinese. Qual è l'ostacolo maggiore? Si parla tanto del concetto di multi-sito, che però, per lo meno per i tecnici, non è un problema.
"Il concetto di multi-sito è consolidato e andrà rafforzato nel futuro anche a fronte appunto del label di ospedale di formazione universitaria. Tutti i vantaggi li abbiamo sviscerati e sono anche questi già consolidati. Penso che sia importante in questo momento riuscire a canalizzare tutte queste energie positive per trovare e rafforzare il concetto di ospedale di formazione universitario nel tempo, capire come eventualmente poi fare lo step successivo di raggiungere il label di ospedale universitario nel tempo. E non da ultimo vorrei e questo è il mio auspicio, il mio desiderio, che anche a fronte di un label così prestigioso di ospedale universitario, non si perda però il contatto col paziente e l'attività clinica al letto del paziente che va mantenuta anche in futuro".
Ospedali universitari in difficoltà
Telegiornale 23.05.2023, 12:30